03/11/16

Stanza, letto, armadio, specchio

Ogni mattina Jack da il buongiorno agli elementi del suo intero universo. Saluta letto, armadio, lavandino, gabinetto, tavolo sedia1 e sedia2, poi comincia la giornata. Fa un po' di attività fisica con ma', mangia, guarda la tv ed esplora il mondo, finché quando è ora, va a dormire. Jack è un bambino di quattro anni, e sembra felice.

La sua ma', Joy, è invece una ragazza che è stata rapita e rinchiusa per sette anni in un bunker. 
Room lo potete trovare anche QUI 
Qui viene violentata ripetutamente e messa incinta; quindi, sola, partorisce e cresce il piccolo Jack, facendogli credere che all'infuori dei pochi metri quadrati di Stanza non esista nulla e nessuno, se non l'infinito Cosmo.

La loro vita procede in maniera terribile e monotona finché, al quinto compleanno di Jack, Joy si trova costretta ad agire per liberare il figlio e darsi possibilità di fuga. Questo, in buona sostanza, è ciò che racconta Room, film del 2015 con Brie Larson che vince l'Oscar da miglior attrice protagonista.

Poche ciance: l'ho trovato veramente forte e assieme a questo intelligente. 
Il modo in cui sono tratteggiate le varie personalità è perfetto e la tensione della vicenda, specie nella prima parte della pellicola, è così densa che si potrebbe affettare con un coltello. L'intelligenza invece è data dal comportamento dei pochi personaggi secondari, che non sono i soliti rincitrulliti che ci mettono trent'anni a capire le cose (il che, in molte storie, capita spesso nei momenti clou) e dall'idea di mondo che Joy fornisce a Jack, perfettamente funzionale nella loro tragedia.

Oltre a ciò però, sono rimasto sconvolto dall'origine di questo racconto spaventoso, che è ispirato a un fatto realmente accaduto e che è ben peggiore di quello di Room. Il film, dovete sapere, è tratto dal romanzo Stanza, letto, armadio, specchio di Emma Donoghue, che a sua volta ha preso spunto dal famoso caso Fritzl
Cronaca vuole che Elisabeth non sia una sconosciuta, bensì la figlia del proprio aguzzino, e che dopo un paio di fughe andate a male venga segregata in un bunker per ben 24 anni.

La storia che il signor Fritzl riporta a tutti (anche alla moglie) per giustificare il seguito, racconta allora di come la figlia sia sparita all'estero senza voler essere ritrovata. I tre "nipoti" che perciò gli "arrivano" davanti la porta di casa, sarebbero il risultato delle avventure amorose in giro per il mondo di Elisabeth. Gli altri quattro invece, per non destare troppi sospetti, rimangono nel bunker fino alla scoperta di tutto, crescendo proprio come il Jack del film, vedendo nient'altro che quella minuscola stanza. Uno di loro, neonato, morirà tre giorni dopo la nascita.

Una mostruosità. Nulla da dire. 
Ma in un simile orrore è impossibile non provare una certa morbosa curiosità per il modo in cui i figli intendessero la loro prigione. 
L'attaccamento per quell'universo minuscolo, in un certo modo, lo si rivede anche nel Jack di Room, che alla fine di tutto, nonostante tutto, in quell'inferno ci vorrebbe ritornare anche solo per dare un'occhiata. Perché in fondo, Stanza, era molto più che casa sua. Era il mondo intero.

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