14/03/16

Così va la vita

''Come... come finisce l'universo?'' disse Billy.
''Lo facciamo saltare in aria noi [...] Un pilota collaudatore trafalmadoriano preme uno starter, l'intero universo sparisce.'' Così va la vita.
''Se sapete tutto questo, '' disse Billy, ''non c'è qualche sistema per prevenirlo? Non potete impedire al pilota di premere il bottone?''
''L'ha sempre premuto e lo premerà sempre. Noi lo lasciamo e lasceremo sempre fare. Il momento è strutturato così.''

Dicono che Mattatoio n.5 sia il romanzo anti guerra per eccellenza e che sia un pilastro della letteratura e che se non lo si è letto si è brutte persone e tu non l'hai ancora fatto allora devi andare in un angolino e vergognarti fortissimo. Questo si dice dell'opera di Vonnegut, e forse proprio per questo inizialmente mi ci sono avvicinato con un po' di diffidenza e certo, anche vergogna, dato che non lo conoscevo, né ne avevo sentito parlare.
Tanto per citarne un secondo di... paradosso
Non ti dicono però che tra quelle righe ci si perde in un paradosso continuo, viaggiando nel tempo assieme a Billy Pilgrim, l'omuncolo protagonista di una storia nata dalla penna di un scrittore che ha vissuto il bombardamento di Dresda, scrittore a sua volta steso nero su bianco da Vonnegut: autore dell'autore di un romanzo dentro al romanzo. Co... cosa?!

La vita di Billy è grottesca, ma così l'intera struttura che regge le pagine che la contengono. Per mano si è condotti fin dentro la seconda guerra mondiale e poi lasciati lì, in balia di un mostro inconcepibile. Lo sdegno per la guerra non è una critica puntuale, ma invece un gioco privo di regole, poiché è lei stessa sregolatezza che prende forma. Billy quindi è un rispettato optometrista, e ancora un abbozzo di studente, un soldato, un marito e un papà. Billy è tante cose e capisce di esserle tutte insieme. O meglio, le vive tutte assieme, poiché il tempo, come imparerà dagli alieni di Trafalmadore, è tutto il tempo, non un solo istante, non un un pezzo di ambra con dentro una mosca.

Avanti e indietro viviamo con lui l'essere padre, l'essere animale in una zoo di trafalmadoriani, l'essere spettatori terrorizzati di una città rasa al suolo da 1500 tonnellate di bombe esplosive e 1200 di bombe incendiarie; e questo intontiti dal nonsense di una narrazione che non segue un filo lineare, stravolta come un filmato di guerra visto al contrario, in cui mitragliatori risucchiano proiettili da corpi di persone resuscitate e cannoni raccolgono colpi dagli aerei che tornano immediatamente a volare. 
Tutto assurdo, sì, certo, ma la guerra, in fondo, non lo è comunque?

Il punto è che in queste righe, che come dicono sono emblema di pacifismo, io c'ho visto anche molta arrendevolezza. La guerra non ha un senso eppure la guerra la facciamo. Così va la vita. Noi ci ammazziamo tra noi. Che ci possiamo fare? Così va la vita è proprio quel che dice Billy (e chi di lui ne scrive) ogni volta che qualcuno la vita la perde, e morire diventa un punto di necessario arrivo proprio come insegnano i Trafalmadoriani parlando delle cose che accadono.
Billy chiede, per conoscerli meglio, perché proprio lui e perché sta succedendo.
Gli alieni rispondono che è così perché è così, perché Siamo dove dobbiamo essere in questo momento, e che i terrestri sono bravissimi a spiegare le cose, a dire perché questo fatto è strutturato in questo modo. Ma non capiscono che tutto il tempo è tutto il tempo. Non cambia. Non si presta ad avvertimenti o spiegazione. E', e basta. E momento per momento siamo nient'altro che insetti intrappolati nell'ambra.

Non c'è scelta.  E' l'irrazionalità della nostra ragione. Dall'orrore di cui siamo capaci non c'è scampo.
''Lei mi ha l'aria di non credere nel libero arbitrio'' disse Billy Pilgrim.
''Se non avessi passato tanto tempo a studiare i terrestri,'' disse il trafalmadoriano, ''non avrei la più pallida idea di cosa intendete per 'libero arbitrio'. Ho visitato trentun pianeti abitati dell'universo e studiato i rapporti su altri cento. Solo sulla Terra si parla di libero arbitrio.''

Denunciare la guerra constatandone la triste inevitabilità. Così va la vita. Che sia questo il pacifismo?

4 commenti:

  1. Caro Cervello, anche io in tutta la mia ignorante ignoranza ho letto questo libro solo l'anno scorso. Ne avevo sentito parlare, certo, ma c'era anche un po' un naturale richiamo viste le tante volte che, in libreria, me lo trovavo fra le mani senza poi mai comprarlo.
    La tua recensione mi è piaciuta moltissimo. Condivido con te lo spiazzamento di fronte ad un romanzo che non denuncia, non si arrabbia, non si ribella alle cose belle, brutte, tristi che il protagonista deve affrontare. Neanche alla guerra. And so it goes. Non so se questo sia pacifismo, ma forse è consapevolezza. E se fossimo consapevoli di cos'è la pace e del perché desiderarla, forse farla non sarebbe poi così complicato.

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    1. Non so se la tua conclusione sia corretta ma... mi piace tanto.
      Sì, è un libro strano per come si evolve. E a parte quel poco di cui ho parlato ha dentro veramente tantissimo che qui per motivi di spazio non ho detto. Sarà uno dei pochi che rileggerò con piacere in futuro :)

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  2. Vonnegut ha raramente una scrittura lineare, anche in romanzi apparentemente più semplici tipo "Galapagos" che trovo meraviglioso. Mattatoio n. 5 cambia ogni volta che lo leggi, ma ti lascia sempre dentro la sensazione di assurdo nei brani legati a a Dresda. Sembra quasi che fare da animale nello zoo di Trafalmadore sia enne volte più normale, quasi una pausa di pace nel libro, che la guerra. E se ci pensiamo bene forse lo è veramente.
    Ottima recensione

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    1. Vero, non ci avevo pensato. In effetti quelli allo zoo sono in momenti più tranquilli di tutto il libro.

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