25/07/16

OpenMinded | La creatività dietro ai miei romanzi (di Simona Fruzzetti)

Buongiorno cervelli e bentornati a #OpenMinded, la rubrica dedicata ai guest post che raccoglie esperienze, passioni, lavori e stili di vita ritenuti dai più un po' sopra le righe.
Tutti i romanzi di Simo li potete
trovare cliccando QUI
Oggi è ospite su CervelloBacato l'autrice di romanzi Simona Fruzzetti del blog A casa di Simo, che ha gentilmente accettato il mio invito a raccontarci della sua avventura con la scrittura e di come si approcci alla propria creatività. Pronti a scoprire che ha in serbo per voi? Tre, due uno... Aprite le vostre Menti!

Quando Davide mi ha chiesto quale fosse il mio approccio alla creatività per quanto riguarda la scrittura, non ho avuto dubbi sulla risposta: la mia creatività è il caos. Un caos organizzato, ovvio. Avete presente quelle scrivanie incasinate che fanno esclamare “Ma come fai a lavorare così?” Bene, il mio cervello è esattamente come quella scrivania: piena di appunti, frasi, citazioni, scene, nomi, luoghi e tutto quello che può servire per buttare giù una storia. Il problema non è avere questo casino in testa, il problema è cercare di trasferirlo su carta, dargli corpo, dargli spessore.

Vivo tutto questo perché principalmente sono una persona poco metodica e molto istintiva, in poche parole scrivo di pancia. Ci sono giorni in cui, bensì abbia la giornata libera, non sono capace di buttare giù nemmeno un punto e virgola; altri invece, piena di ispirazione, non riesco a staccarmi dal computer e dai miei personaggi. Mi basta poco: una frase, un profumo, una parola, per far scattare la molla e inchiodarmi alla sedia con le dita che corrono sulla tastiera.
Capite bene che un metodo come il mio (cioè scrivere senza metodo) è una fatica immane soprattutto se si hanno delle scadenze. Ciononostante sono sempre riuscita a consegnare per tempo i miei lavori, perché se è vero che vivo di ispirazione, è anche vero che basta poco per riprendere in mano i fili del discorso e buttarmi a capofitto nella storia.

20/07/16

Isis, un brand per il tuo terrore

Faccio parte di quella generazione la cui infanzia è stata in qualche modo segnata dall'attentato alle Torri Gemelle. Guardavo i cartoni alla tv e tutto d'un tratto ogni canale mostrava soltanto questo grattacielo fumante appena colpito da un aereo. Poco dopo, ecco il secondo. Distruzione, fiamme, colonne di fumo nero, morte. E impresso nella mia mente di bambino il nome del cattivo che aveva fatto tutto questo: Osama Bin Laden, un volto che in realtà avevo pure confuso con quello di chissà che altro criminale, ma che nonostante questo infestava i miei pensieri nel momento di andare a letto, conscio che quello era l'uomo più cattivo del mondo e che era lì fuori da qualche parte. E mi voleva male!

Sono passati anni dall'11 settembre, sono cresciuto, e ho capito che il mondo non è poi così chiaro come può apparire agli occhi di un bambino. Non ci sono buoni e cattivi. Non è tutto bianco e nero. E le cose non succedono per caso o per la semplice esistenza di persone malvagie perché sì. Eppure all'ennesimo attentato, parola che rimanda sempre e comunque a quel primo nemico, non posso che osservare con quanta facilità alcune persone giudichino gli eventi semplificandoli all'estremo. A volte perché in preda al panico. Molto più spesso, perché condizionate dal brand del terrore più di tendenza degli ultimi tempi: ISIS.

18/07/16

#MyTesyTelling | Che cos'è lo Storytelling?

I repubblicani dicono: "Vi proteggeremo dai terroristi di Teheran e dagli omosessuali di Hollywood". Noi diciamo: "Siamo per l'aria pura, scuole migliori, più assistenza sanitaria". Loro raccontano una storia, noi recitiamo una litania". 
[James Carville]

A #MyTesyTelling vi parlo finalmente del saggio con cui ho iniziato la mia ricerca per la tesi di laurea. Come dicevo, l'argomento centrale verterà su il rapporto tra storytelling e giornalismo, e per forza di cose il primo passo per capire che cosa scrivere non poteva che essere verso questo benedetto storytelling.

La scorsa volta raccontavo di come grazie al vostro aiuto avessi scovato il saggio di Christian Salmon intitolato Storytelling, la fabbrica delle storie, motivo per cui oggi vi mostro quel che ho scoperto, facendo un po' di chiarezza su questa misteriosa parola con cui sempre più spesso sedicenti guru, esperti di marketing, comunicazione e laqualunque si riempono la bocca.

Iniziamo quindi con una definizione molto molto semplice. Lo Storytelling è l'arte di raccontare storie, né più né meno, e non è qualcosa di inventato solo di recente, un oggetto innovativo calato improvvisamente dal cielo, ma un bisogno innato dell'uomo, addirittura già presente quando abitavamo nelle caverne e riscontrabile per esempio nelle pitture rupestri. Ma il perché qualcosa di tanto antico oggi si mostri con un appeal rinnovato è presto detto: il racconto è uno strumento preziosissimo perché appassiona e cattura, e qualcuno se n'è accorto e lo ha utilizzato per coinvolgere, persuadere, vendere e confondere.

08/07/16

Nomi di blog e crisi d'intentità

Periodicamente succede che leggo il titolo del mio blog e che mi fa schifo e mi chiedo ma perché, perché ho scelto proprio questo come nome, che poi più che un nome è paragonabile per importanza alla copertina di una rivista o alla prima pagina di un libro o alla custodia di un dvd o alla vetrina di un negozio, insomma è quel che dovrebbe catturare l'attenzione di chi passa e casomai, se tutto va bene, ma poi sappiamo già che le cose qui sull'internet vanno spesso l'esatto contrario di quanto si premedita, fargli venire la voglia di tornarci altre volte ancora e ancora e ancora sospinto dal melodioso, frizzantino, originale, orecchiabile ed efficace gioco di parole che è CervelloBacato...

Ditemi che capita anche a voi. Vi prego. Ditemi che non sono il solo a trovarsi in crisi d'identità!
A me piace questo posto. Ci ho dedicato tempo e passione, ho sempre cercato una certo tipo di qualità nei contenuti e ci ho lavorato varie volte per donargli un aspetto più incline ai miei cambiamenti. Però puntualmente torna la questione del nome. CervelloBacato. Volete sapere perché l'ho scelto? Credo di non averlo mai detto in effetti. Ebbene...

05/07/16

Dare le perle ai porci

Ogni anno almeno un giovanotto del quale curiamo gli interessi viene in ufficio e vuole dar via il suo denaro. [...] E' confuso, piagnucoloso, indignato! Esige di sapere , cupamente, quanto vale. Noi glielo diciamo. Lui arrossisce dalla vergogna, anche se la sua fortuna si basa su una cosa onesta e utile [...]
La storia ci dice questo, signor Buntiline, mio caro giovanotto, se non ci dice altro: regalare una fortuna è una cosa futile e distruttiva. Trasforma i poveri in piagnoni, senza arricchirli o metter loro l'animo in pace. E il donatore e i suoi discendenti entrano a far parte della schiera di quei poveri piagnoni.

Potete trovare Perle ai porci cliccando proprio QUI ;)
Ormai mi è chiaro: io voglio molto bene a Kurt Vonnegut, e oggi vorrei spendere due parole per un romanzo che ho trovato veramente eccezionale.
Parlo di Perle ai porci, chiamato anche Dio la benedica, Mr. Rosewater, che narra le vicende di un ubriacone milionario, Eliot, che è anche un ex capitano di fanteria e vecchia conoscenza del viaggiatore nel tempo Billy Pilgrim. Sì, proprio il protagonista del Mattatoio n.5 di cui vi ho raccontato Qui.

Anche in questo caso, quel che mi ha colpito è stato lo svolgersi della narrazione, che non è del tutto lineare ma preferisce saltellare qua e là da un personaggio all'altro rimandando spesso e volentieri ad episodi passati. E assieme a questo, si inserisce ovviamente l'enorme varietà di temi che Vonnegut riesce a trattare, mantenendo sempre un tono leggero e fuori dalle righe capace però d'arrivarti dritto alla pancia, facendoti provare cose in cui non puoi non rispecchiarti.