Buongiorno cervelli e bentornati a #OpenMinded, la rubrica dedicata ai guest post che raccoglie esperienze, passioni, lavori e stili di vita ritenuti dai più un po' sopra le righe.
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Quando Davide mi ha
chiesto quale fosse il mio approccio alla creatività per quanto
riguarda la scrittura, non ho avuto dubbi sulla risposta: la mia
creatività è il caos. Un caos organizzato, ovvio. Avete presente
quelle scrivanie incasinate che fanno esclamare “Ma come fai a
lavorare così?” Bene, il mio cervello è esattamente come quella
scrivania: piena di appunti, frasi, citazioni, scene, nomi, luoghi e
tutto quello che può servire per buttare giù una storia. Il
problema non è avere questo casino in testa, il problema è cercare
di trasferirlo su carta, dargli corpo, dargli spessore.
Vivo tutto questo perché
principalmente sono una persona poco metodica e molto istintiva, in
poche parole scrivo di pancia. Ci sono giorni in cui, bensì abbia la
giornata libera, non sono capace di buttare giù nemmeno un punto e
virgola; altri invece, piena di ispirazione, non riesco a staccarmi
dal computer e dai miei personaggi. Mi basta poco: una frase, un
profumo, una parola, per far scattare la molla e inchiodarmi alla
sedia con le dita che corrono sulla tastiera.
Capite bene che un metodo
come il mio (cioè scrivere senza metodo) è una fatica immane
soprattutto se si hanno delle scadenze. Ciononostante sono sempre
riuscita a consegnare per tempo i miei lavori, perché se è vero che
vivo di ispirazione, è anche vero che basta poco per riprendere in
mano i fili del discorso e buttarmi a capofitto nella storia.