27/03/16

Batman v Superman v i sogni bagnati degli integralisti DC

Sono passati 18 mesi dallo scontro che ha visto l'uomo d'acciaio prendersi a mazzate col generale Zod distruggendo mezza Metropolis, e Batman v Superman inizia proprio tornando lì, mostrandoci come il signor Wayne abbia vissuto quei momenti spaventosi perdendo delle persone a lui care. Più o meno quindici minuti di puro spettacolo, intervallati dalla visione suggestiva della terribile morte dei genitori del piccolo Bruce e di come si sia avvicinato al simbolo del pipistrello.

Con un incipit spettacolare si riprende il tema che era stato accennato nel primo lungometraggio dedicato a Superman, ovvero: gli alieni esistono e sono tra noi, ma più che esseri con cui confrontarci sono simili a dei capaci di calpestarci senza nemmeno troppi complimenti. Tutta la prima parte del lavoro di Zack Snyder si incentra quindi su come il mondo si relazioni alla figura divina di Kal El, intessendo una trama davvero intrigante che mischia complotti ai danni dell'immagine del supereroe e grande tensione nelle scelte che lo stesso deve operare durante le sue azioni di salvataggio. Il tutto inscenando quello scontro che poi da il titolo al film, giustificato appunto dalla pericolosità che l'affidarsi ciecamente a un simile essere può comportare per il futuro dell'intera razza umana.

Vi dirò. Ero partito senza alcuna aspettativa nei confronti di questo secondo capitolo dell'universo DC, e forse è per questo che sono uscito dalla sala piuttosto soddisfatto. E' un buon film, certo nulla di eccezionale, ma sicuramente non terribile come dicono moltissimi (soprattutto gli integralisti dei fumetti). La figura de l'uomo d'acciaio è ben strutturata col mondo che la circonda, e il nuovo Batman, interpretato da Ben Affleck, funziona alla grande proponendo qualcosa di un po' diverso da quello di Bale a cui eravamo abituati. Un cavaliere oscuro molto violento, spaventato da ciò che l'alieno può fare e che non accetta compromessi, perché scommettere sulla bontà delle sue intenzioni, in questo caso, potrebbe portare a conseguenze devastanti. Un Batman quindi che uccide senza troppi problemi e che vuole uccidere, probabilmente distanziandosi dai fumetti (?) ma che sinceramente chemmenefregaammè! Voglio un film, non la trasposizione su pellicola dei miei sogni bagnati sull'uomo pipistrello.
Altra decisione azzeccata è poi l'estetica adoperata per rendere questo conflitto, dedicando un'ambientazione sempre piuttosto oscura, ricca di simbolismo e continuamente alla ricerca di quell'effetto figo che fa sembrare ogni inquadratura un cavolo di sfondo da salvare su desktop. Io l'apprezzo insomma. L'occhio è accontentato, seppur il montaggio spesso e volentieri lasci un po' a desiderare. Così come è felice per la scelta di Wonder Woman, terza figura supereroistica che si inserisce nella trama principale soltanto intersecandola un paio di volte per altri motivi. Un'introduzione che funziona che diviene purtroppo ridicola sul finale con l'entrata in azione vera e propria, che per carità, scalcerà pure i culi a destra e a manca sta santa ragazza, ma le viene dedicata una colonna sonora davvero da risate forti fortissime.

25/03/16

Quattro anni fa nasceva CervelloBacato

Sono passati quattro anni da quando ho tentato di muovere i primi passi nel mondo dei blog. Con zero conoscenze tecniche, nessuna consapevolezza di quel che sarebbe venuto poi e una totale convinzione nell'essere bravino a scrivere (ahah idiota), iniziai con l'intento di sfondare e diventare famoso con una storia, una specie di romanzo a puntate. Ma questa roba i più affezionati la sanno già. 
Poi tutto è cambiato. La mia percezione del blogging è mutata, assieme al mio impegno e così agli obiettivi che mi ero posto. Qui sopra mi ci sono divertito tanto, il blog è diventato la mia casa virtuale e lo scriverci si rivelato una sorta di palestra in cui sperimentare stili e passioni. Cominciò tutto nel 2012 così:
 E poi proseguì così...
 e così...
 e così...

21/03/16

Reverenziale timore di morte

Disteso sotto un ombrellone a pois osservava i cadaveri che affollavano la spiaggia, resti di persone aggrappati a scheletri scarnati dai vermi. Strano a dirsi, ma così coperto appena da un asciugamano non riuscivano a notarlo nemmeno per sbaglio. Erano creature assolutamente temibili ma certamente non troppo sveglie, che ora inscenavano, quasi a omaggiarli, un tripudio di cliché rubato da pagine e pagine di letteratura sugli zombie. 
Sulla sabbia infuocata dal sole di agosto emergevano o s'inabissavano nel fondale marino, tanto lenti, instabili e privi d'istinto rabbioso che c'era da chiedersi se fosse davvero il caso di averne paura. Certo Marco conosceva bene la risposta da darsi, visto che era lì a girovagare sul bagnasciuga con faccia ebete e testa esplosa. Immaginatevi un brillante ricercatore del politecnico di Milano a regalare la propria conoscenza facendosela uscire dal cranio sfondato a fucilate. Già... così stavano le cose adesso: al suo compagno mancava mezzo capo eppure brancolava sereno. E a questo punto potreste chiedervi come fosse ancora possibile deambulare tanto pacatamente e se non sapesse invece che senza cervello gli zombie morivano per davvero. Si era scordato che i fondamenti di tanta orrorifica tradizione non prevedevano assolutamente un simile comportamento? 
Lo stupore aveva subito sconvolto anche Giacomo, quando appena tre settimane prima aveva premuto il grilletto facendo fuoco dalla cima del letto a castello. Marco l'aveva assalito dopo due notti d'inferno lottando le febbri terribili del virus. Lui, per prendersene cura e rispettare la promessa che li aveva legati, lo aveva ammazzato se pur con qualche esitazione, in cuor suo confidando in una liberazione purificatrice, non certo nel risentimento da non morto non morto! Un deficiente e reverenziale timore di morte che pareva possedere gli zombie aggrediti spingendoli via, lontano dagli umani ''cattivi'' che volevano ma non potevano ucciderli. Quei cosi avevano paura dell'uomo più di quanto l'uomo ne avesse di quei cosi. E in un simile scenario di degrado e devastazione gli toccava attendere che i cadaveri finissero di farsi il bagno a mare per migrare poi da qualche altra parte.
Immobile sotto l'ombrellone a pois, coperto da un asciugamano di Willy Coyote, Giacomo studiava l'abbozzarsi di una società di asociali, intento a non turbarne l'instabile quiete. Non vi stupirà più sapere a questo punto che anche un'altra ventina di sopravvissuti lì con lui era appostata ormai da parecchie ore, attenta sotto il sole cocente a non spaventare i corpi inconsapevoli. Ciò che volevano scoprire osservandoli minuziosamente rispondeva all'idea sempre più pop che il virus in realtà fosse una manna dal cielo, vero autentico dono divino che esaudiva millenni di preghiere ignorate. Per intenderci: come reagireste voi lettori se vi dicessi che esiste il modo di vivere tutti insieme, in armonia e per sempre? Cosa fareste se il paradiso promesso non fosse nell'aldilà ma invece qui e ora, proprio sulla Terra?

17/03/16

Quella dopata schifosa di Maria Sharapova

Chi mi conosce un po' saprà certamente della mia passione smodata ossessione per il tennis. Adoro giocarlo, allenandomi e gareggiando a livello agonistico, e amo altrettanto seguirlo, idolatrando Re Roger Federer come fossi il peggio fanboy bimbominkia e fanatico religioso del mondo. Ma non è solo lui, è tutto l'ambiente che mi piace di questo sport. Guardare partite a orari improponibili, stalkerare i tennisti sui social, appassionarmi delle vicende personali e scoprire se ci sarà o meno questo benedetto ricambio generazionale...

Comunque, credo immaginerete di cosa vorrei parlare oggi. E' uno sfogo. Un'incazzatura bella e buona. E la colpa è tutta di quella dopata schifosa di Maria Sharapova. Uno tra i tanti appellativi sentiti, questo.
Lo saprete, no? Questo sport (in Italia) non se lo caga di striscio mai nessuno, e una volta tanto che finalmente se ne parla è perché salta fuori che una delle sue più grandi icone è un'imbrogliona.
Al di là dei toni, la vicenda in realtà non è così banale come possa sembrare. Maria indice una conferenza stampa senza dire mezza parola circa cosa tratti. Si suppone parlerà di uno stop, di un prematuro ritiro, o di una nuova attività legata al suo brand di caramelle... non è nulla di tutto ciò. Quel giorno infatti la siberiana annuncia la sua positività al meldonium in un test anti doping, sostanza che avrebbe assunto per molti anni per curare/prevenire un problema dovuto al diabete e che sarebbe entrata in lista nera Wada a partire dal 1 gennaio 2016. Il suo errore dunque? Una semplice svista, perché l'avviso di quell'aggiornamento le sarebbe arrivato in una mail col generico oggetto Player News e sarebbe ''nascosto'' in un fitto bosco di informazioni, anche non inerenti al doping.

Partono allora tennisti ed ex giocatori a dire la loro, chi dedicandole parole di solidarietà e chi accusandola di non meritare quel che ha vinto. E a questo poi si aggiunge l'interrogativo che tiene sulle spine tutti: ma sto meldonium poi, serve davvero per prevenire il diabete, o forse, come afferma più di qualche esperto, influisce in maniera piuttosto favorevole sull'attività cardiaca dell'atleta? Nel dubbio, Nike e altri sponsor mettono le mani avanti e si volatilizzano, mentre l'Onu non la vuole più come sua ambasciatrice. E ora?

14/03/16

Così va la vita

''Come... come finisce l'universo?'' disse Billy.
''Lo facciamo saltare in aria noi [...] Un pilota collaudatore trafalmadoriano preme uno starter, l'intero universo sparisce.'' Così va la vita.
''Se sapete tutto questo, '' disse Billy, ''non c'è qualche sistema per prevenirlo? Non potete impedire al pilota di premere il bottone?''
''L'ha sempre premuto e lo premerà sempre. Noi lo lasciamo e lasceremo sempre fare. Il momento è strutturato così.''

Dicono che Mattatoio n.5 sia il romanzo anti guerra per eccellenza e che sia un pilastro della letteratura e che se non lo si è letto si è brutte persone e tu non l'hai ancora fatto allora devi andare in un angolino e vergognarti fortissimo. Questo si dice dell'opera di Vonnegut, e forse proprio per questo inizialmente mi ci sono avvicinato con un po' di diffidenza e certo, anche vergogna, dato che non lo conoscevo, né ne avevo sentito parlare.
Tanto per citarne un secondo di... paradosso
Non ti dicono però che tra quelle righe ci si perde in un paradosso continuo, viaggiando nel tempo assieme a Billy Pilgrim, l'omuncolo protagonista di una storia nata dalla penna di un scrittore che ha vissuto il bombardamento di Dresda, scrittore a sua volta steso nero su bianco da Vonnegut: autore dell'autore di un romanzo dentro al romanzo. Co... cosa?!

La vita di Billy è grottesca, ma così l'intera struttura che regge le pagine che la contengono. Per mano si è condotti fin dentro la seconda guerra mondiale e poi lasciati lì, in balia di un mostro inconcepibile. Lo sdegno per la guerra non è una critica puntuale, ma invece un gioco privo di regole, poiché è lei stessa sregolatezza che prende forma. Billy quindi è un rispettato optometrista, e ancora un abbozzo di studente, un soldato, un marito e un papà. Billy è tante cose e capisce di esserle tutte insieme. O meglio, le vive tutte assieme, poiché il tempo, come imparerà dagli alieni di Trafalmadore, è tutto il tempo, non un solo istante, non un un pezzo di ambra con dentro una mosca.

Avanti e indietro viviamo con lui l'essere padre, l'essere animale in una zoo di trafalmadoriani, l'essere spettatori terrorizzati di una città rasa al suolo da 1500 tonnellate di bombe esplosive e 1200 di bombe incendiarie; e questo intontiti dal nonsense di una narrazione che non segue un filo lineare, stravolta come un filmato di guerra visto al contrario, in cui mitragliatori risucchiano proiettili da corpi di persone resuscitate e cannoni raccolgono colpi dagli aerei che tornano immediatamente a volare. 
Tutto assurdo, sì, certo, ma la guerra, in fondo, non lo è comunque?

11/03/16

Supereroi in Italia | Grosso guaio in Paolo Sarpi

Era da un po' che volevo scriverne qui sul blog e credo che questa sia l'occasione giusta per farlo. Vorrei parlarvi infatti di ebook, e in particolar modo di libri digitali scritti e pubblicati da autori indipendenti, con costi per noi fruitori (perché oggi non parlo come mangio?) veramente contenutissimi. Romanzi che vanno dai 90 centesimi a 3 euri massimi se proprio vogliamo fare gli splendidi. E intendo farlo raccontandovi dell'ultima storia letta: Grosso guaio in Paolo Sarpi, dell'autore e blogger Alessandro Girola.

Per capirci, lui è quello che un po' d'anni fa si è inventato l'enorme ambientazione a tema supereroistico: 2 Minuti a Mezzanotte, libera poi di essere utilizzata da altri per  costruirci sopra le proprie storie. Oggi 2MM rinasce con un reboot, come accade già per le saghe Marvel e DC Comics, e questa ripartenza comincia anche col suo nuovo ebook che potete acquistare per pochissimi euri QUI.
Siamo in Italia, a Milano. Una città in parte in evoluzione, specie dopo l'evento internazionale Expo, e in parte in preda al degrado, in cui la criminalità organizzata e le diverse bande rivali si contendono i mercati di droga, prostituzione e compagnia bella. Proprio in questi contesti si aggira nell'ombra un super umano, un eroe. Di lui si conosce gran poco, qualche diceria che gira tra gli ambienti più malmessi, ma presto, a causa di un secondo dotato che tenterà di riorganizzare gli equilibri di potere tra i gangasta della zona, dovrà esporsi mettendo in gioco le sue capacità e la propria identità segreta.

Già il fatto di parlare di un supereroe nel nostro Paese è qualcosa di inusuale. Lo sa Alessandro, che di questa percezione comune ne ha abbastanza le palle piene, e lo sanno anche i suoi personaggi, che prendono in giro se stessi dicendo che 
Arrenditi: qui a Milano non ci sono supercattivi. Come dice il tuo direttore? ''Quella roba non appartiene alla nostra cultura''.
Questo è allora il primo tra i racconti di 2MM ambientato qui da noi, e un po' come successo per il film Lo chiamavano Jeeg Robot l'esperimento pare davvero riuscito (ma purtroppo poco conosciuto).

09/03/16

Il cinema della diversità

La scorsa settimana sono riuscito a vedere due film che a loro modo mi hanno divertito e intrattenuto alla grande. Sì, entrambi. Miracolo! Oggi quindi ve ne parlerò un pochino in modo da spingere i vostri bei culoni ciccioni (non so da dove venga questa violenza, ma ogni tanto ritengo sia giusto maltrattarvi senza valide ragioni) ad andare al cinema nel primo caso, e al video noleggio o forse anche meglio su amazon per il secondo. Che poi... i video noleggi esistono ancora? E l'omino gentile (più di me di sicuro)  che ci lavora dentro riesce a campare di questo antico e nobile mestiere? Bah, e che ne so, sono i misteri del mercoledì mattina!

Ma partiamo senza ulteriori indugi da Zootropolis,
ultimo lavoro della Walt Disney Animation Studios che ci porta in un coloratissimo e meraviglioso mondo abitato esclusivamente da animali antropomorfi. Esatto, niente esseri umani. No. Nada. Scordatevelo. Qui, un po' come per Il viaggio di Arlo, siamo in un gigantesco what if che preclude la nostra fastidiosa esistenza in virtù di evoluzione e civilizzazione estreme di tutte le specie animali, tali da portare ogni razza a convivere pacificamente dimenticando istinti primordiali e divisioni fortissime tra predatori e prede. Zootropolis in questo non solo è una città in cui vivere, ma la realizzazione perfetta dei principi di uguaglianza sociale e armonia, e offre ogni tipo di ambiente (e cultura) possibile come arricchimento per l'intera collettività. 

Avete un'irrefrenabile voglia di andarci in vacanza nonostante le zanzare? Sembro un'agenzia di viaggi scadente oggi, ne convengo. Allora bene, è il posto che fa per voi!... 
E' che detta così sembrerebbe il paradiso. Gli animali, mannaggia a loro, sono riusciti a fare quel che noi uomini realizzeremo forse nel duemilaecredici. Ma sarà davvero davvero tutto come sembra?
Forse dico bene paragonandomi a uno spottone ambulante, perché l'idea fondante alla base della città è proprio quella di inclusione, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo una marea di contraddizioni che pare affogare facile facile tutti i meravigliosi propositi. Zootropolis è di fatto uno splendido racconto sulla paura del diverso, e quindi affronta temi quali discriminazione, razzismo, potere, complottismo, moVimento 5 stelle e demagogia. Il tutto trasposto lì, in quell'universo, con quelle specifiche dinamiche e pronto per essere letto così com'è anche da un bambino, anziché per forza decodificato da chi è più grande. 
Un'ottima storia poliziesca e avventurosa che ovviamente soddisfa perfettamente sia l'occhio che la necessità di riderci su, magari per riflettere e capirci qualcosa un po' più nel profondo.

07/03/16

Davvero, vista al contrario, la guerra è più assurda?

Oggi, in treno di ritorno dall'università, stavo leggendo Mattatoio n.5 e mi sono imbattuto nel passo che segue. Subito ho sorriso, un po' inebetito, e ho pensato fosse un'assurdità; scrivere giocando con un simile orrore... è venuto naturale chiudere il libro per rifletterci un po'.
Ma davvero, vista al contrario, la guerra è più assurda?

''Billy guardò l'orologio sul fornello a gas. Aveva un'ora da passare prima che arrivasse il disco volante. Andò nel soggiorno, dondolando la bottiglia come una campanella per il pranzo, e accese la televisione. Cominciò a perdere la nozione del tempo, vide il film della notte dalla fine, poi ancora dall'inizio. Era un film sui bombardieri americani durante la Seconda guerra mondiale e sui loro coraggiosi equipaggi. Vista a rovescio da Billy, la storia era questa:
Gli aerei americani, pieni di fori e di feriti e di cadaveri decollavano all'indietro da un campo d'aviazione in Inghilterra. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero, sempre volando all'indietro, e succhiarono proiettili e schegge da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con alcuni bombardieri americani distrutti, che erano a terra e poi decollarono all'indietro, per unirsi alla formazione.
Lo stormo, volando all'indietro, sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono i portelli del vano bombe, esercitarono un miracolo magnetismo che ridusse gli incendi e li raccolse in recipienti cilindrici d'acciaio, e sollevarono questi recipienti fino a farli sparire nel ventre degli aerei. I contenitori furono sistemato ordinatamente su alcune rastrelliere. Anche i tedeschi, là sotto, avevano degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi di acciaio. Li usavano per succhiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c'erano ancora degli americani feriti, e qualche bombardiere era gravemente danneggiato. Sopra la Francia, però, i caccia tedeschi tornarono ad alzarsi e rimisero tutti e tutto a nuovo. 
Quando i bombardieri tornarono alla base, i cilindri d'acciaio furono tolti dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, dove c'erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellarli, a separarne il pericoloso contenuto e a riportarlo allo stato di minerale. Cosa commovente, erano soprattutto donne a fare questo lavoro. I minerali venivano poi spediti a specialisti in zone remote. Là dovevano rimetterli ne terreno e nasconderli per bene in modo che non potessero mai più fare male a nessuno.''

03/03/16

5 cose sui blog che forse ancora ignorate

Lo so, lo so. Non si dovrebbe usare la parola cosa così a vanvera, me lo diceva sempre la prof di italiano. E' troppo generica e vuol dire tutto e niente. Ma in effetti è proprio di tutto e niente che parlerà questo post. Oggi vi elencherò infatti 5 elementi del blogging che per me (e alcuni di voi) sono assolutamente ovvi ma per molti, specie tra i lettori occasionali, rimangono punti più che oscuri.
Pronti con la carrellata? Gentile regia, grazie...

1 Aprire un blog è gratis
Non di rado mi avete chiesto quanto ho pagato per aprire il mio blog. Domanda molto divertente ma un pochino assurda. Non solo è gratis costruire il proprio blog, e questo lo si può fare attraverso siti che offrono piattaforme predefinite e facilmente modificabili come blogger, wordpress o altervista, ma anzi è possibile guadagnare denaro e prestigio utilizzandolo nella giusta maniera. Certo ora non aspettatevi un secondo elenco perché non vi spiegherò qui i metodi per farlo, altrimenti non finiremmo più e di sicuro conoscendone solo alcuni non sarei la persona più adatta a dar consigli.

2 Chiunque può commentare all'interno di un blog
Altro dubbio colto dal pubblico è: ma io che non ho un blog posso commentare nel tuo blog? Ma certo che sì! Nel box dei commenti è possibile inserire il proprio intervento sia che siate blogger, sia che possediate soltanto un profilo G+ (quasi tutti ormai ne hanno uno), sia che non lo abbiate e vogliate rimanere utenti anonimi non utilizzando alcun profilo registrato. Basta scegliere l'opzione più allettante direttamente lì sotto. 

3 Condivisione e Mi Piace sono più che gesti di apprezzamento
Se aprire un blog è facile, farsi leggere non lo è altrettanto. Esistono migliaia di blog e siti internet, e in questo mare sterminato non si è che minuscole goccioline d'acqua. La condivisione e il semplice Mi Piace da parte del lettore non solo contribuiscono alla diffusione del blog e al suo emergere un po' da questo mare (oppure stagno?), ma danno anche gratificazione a me che (al di là del commento) posso notare il vostro passaggio da queste parti.