30/06/15

Walkman | Giugno

In un giugno non troppo caldo ma nemmeno troppo freddo, un giugno che definirei così così, proprio per mostrarvi la mia grandiosa ricchezza lessicale, ecco cosa ho ascoltato di bello. Pronti?

The Kolors
Nati nel 2010 ed esplosi qualche mese fa con la vittoria al talent show Amici di Maria de Filippi, The Kolors entrano abbastanza di sorpresa prima nella radio dell'auto e poi dritti dritti nel mio spotify. Sono rock, pop, funky e con un po' di elettronica, e mi fanno dire un bel vaffanculo, perché nonostante vengano definiti da alcuni come l'ennesimo prodotto usa e getta sfornato dai talent a me poco frega. Non sono davvero niente male! Provate per credere: Sweet Sixteen, No More e Keep On Smiling.

Florence and The Machine
Ve l'avevo detto già al Walkman di febbraio che questo mese sarebbe uscito il loro nuovo disco, e infatti ero pronto ad ascoltare e riascoltare fino alla sfinimento How Big, How Blue, How Beautiful. Il fatto è che non è successo. Buon lavoro come sempre, ci mancherebbe, ma forse leggermente al di sotto rispetto agli album precedenti. Mi hanno comunque colpito tantissimo i brani Make Up Your Mind, Long & Lost e What Kind of Man.

Of Monsters and Men
Se c'è un nuovo album che invece non mi ha deluso ma anzi, ha superato veramente di gran lunga le mie aspettative è quello degli Of Monsters and Men. E che cos'è questo Beneath the Sking? Semplice: è una canzone più bella dell'altra! Se devo mettermi a scegliere per riportarvene qualcuna però vi suggerisco, oltre a quelle già citate nel Walkman di marzo, Organs, Thousand Eyes, Slow Life e Wolves Without Teeth.

Pochi gruppi per questo mese ma tanta roba da ascoltare, credete a zio Cerv. Voi invece avete qualche news musicale da riportare? Scrivetelo qui sotto ;)

25/06/15

In amore vince chi fugge?

C'è una tipa che mi piace ma non so proprio come comportarmi. Cioè, io quando una mi piace, ma nel senso che mi piace mi piace, divento scemo, mi faccio le seghe mentali e finisco con lo starmene lì a far la figura del culo. No Cervello, così non va bene, datti un contegno, mi dico. E allora succede che stufo delle seghe mentali, e mentali poi non so se sia la parola più giusta, decido di scendere in campo e iniziare il corteggiamento, e il problema è proprio questo. Come si corteggia? Ma soprattutto: chi cazzo la usa più sta parola?!
Fossi nato bonobo...
Lo chiedo agli amici, così da vedere loro come fanno ad acchiappare, e poi lo chiedo pure alle amiche, che se non lo sanno loro che sono donne come diamine posso saperlo io? L'unione di questa miriade di consigli fa la forza e io ringrazio tanto, ma in questo caso mi ritrovo più confuso che mai. Niente, forse è vero che chi fa da sé fa per tre, ma anche così, a partire da zero, come già detto resterei impantanato. Al che sono così in crisi che penso questi due detti non siano nemmeno tanto in contraddizione tra loro. Insomma, basta prendere tre tizi che fanno da sé e unirli così da avere la potenza di ben nove persone col surplus della forza dell'unione. Appioppando questo scempio di ragionamento alla mia situazione viene quindi fuori una specie di... di orgia?!

Magari! Qui ridendo e scherzando siamo ancora fermi.
Eh ma sai perché succede? mi fa poi la Vale. No, illuminami ti prego. Perché tu vuoi troppo, cioè, punti alle top model e non ti accontenti mai. Lo sai che chi troppo vuole nulla stringe? Sì ma cara stellina bella, devo accontentarmi e andare con un bidoncino dell'umido quindi? A sto punto preferisco o tutto o niente. Allora ti prendi il niente, mi dice lei. Mi prendo il niente. Il niente è un concetto troppo assurdo, il niente è... troppo grande, il niente è già di per sé troppo. E il troppo, come dice il detto, non lo puoi stringere e quindi, ti ritrovi col tutto! Risolto il casino, visto Vale? Sì, certo, bravo Cervello, bella risposta e bella anche la tua morosa invisibile. La fanno anche bionda, sì?
Sì sì sfotti pure... ma andiamo avanti. Non è che ho fretta, sia chiaro, è solo che poi vedo le suddette top model, che top model non sono ma tant'è, assieme delle ciofeche improponibili. Voglio dire, ma sarò meglio io, no?! E non venitemi a dire che chi si loda s'imbroda. Finalmente comprendo che la casistica è più che evidente e che funziona con non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace. Tipo le donne barbute sempre piaciute... vabbè pigliatevele voi quelle, che io sto preso così male che oltre alla donna aspetto pure la barba. Chi dice potrei fare il colpaccio con loro s'inculi un cactus, grazie.

19/06/15

Se finisci un libro

... ti resta sempre come una sensazione di vaga insoddisfazione, uno strano tipo di senso di vuoto. Oggi ho proprio un po' di quel senso di niente, ma meno del solito. Dovete sapere che per il compleanno la cara Vale (visitate il suo blog di foto o siete stronzi) m'ha regalato un libro di Stefano Benni intitolato Il bar sotto il mare (che potete trovare QUI anche in formato kindle). Si racconta di questo tizio che inseguendo uno strano e losco individuo si ritrova sott'acqua dentro a un bar pieno di gente. In questo bar subbaquo (subbaquiria!) ogni persona presente ha il dovere di raccontare una storia, come quella sui cavalieri e i misteriosi spingitori di cavalieri. Insomma, un buon espediente per creare una raccolta di racconti brevi. E voi lo sapete quanto mi piaccionoammé i racconti brevi, vero?
Foto della Vale questa!

Tutto sta papparedella de robba perché?
Perché ho notato che le raccolte di racconti ti svuotano meno. Intanto le puoi leggere a tocchi, quando ti pare, nel lungo corso dei mesi, e poi non ti lasciano di menta come accade in narrazioni più corpose, appassionanti, magari strutturate in saghe, quelle che wow quante seghe e poi le finisci e la tua vita non ha più senso. 
Improbabili vaneggiamenti a parte volevo anche riportarvi uno dei racconti che più mi ha divertito. E' brevissimo tra l'altro, quindi potete leggerlo senza tanto sbuffare dicendomi che faccio i post troppo lunghi. Poi oh, se vi piace, il libro potete pure comprarvelo. Io ve lo consiglio di sicuro!

Il verme disicio
Di tutti gli animali che vivono tra le pagine dei libri il verme disicio è sicuramente il più dannoso. Nessuno dei suoi colleghi lo eguaglia. Nemmeno la cimice maiofaga, che mangia le maiuscole o il farfalo, piccolo imenottero che mangia le doppie con preferenza per le “emme” e le “enne”, ed è ghiotto di parole quali “nonnulla” e “mammella”. 
Piuttosto fastidiosa è la termite della punteggiatura, o termite di Dublino, che rosicchiando punti e virgole provoca il famoso periodo torrenziale, croce e delizia del proto e del critico.

Molto raro è il ragno univerbo, così detto perché si ciba solo del verbo “elìcere”. Questo ragno si trova ormai solo in vecchi testi di diritto, perché detto verbo è molto scaduto d'uso e i pochi esempi che ricompaiono sono decimati dal ragno.
Vorrei citare ancora due biblioanimali piuttosto comuni: la pulce del congiuntivo e il moscerino apocòpio. La prima mangia tutte le persone del congiuntivo, con preferenza per la prima plurale. Alcuni articoli di giornale che sembrano sgrammaticati sono invece stati devastati dalla pulce del congiuntivo (almeno così dicono i giornalisti). L'apocòpio succhia la “e” finale dei verbi (amar, nuotar, passeggiar). Nell'Ottocento ne esistevano milioni di esemplari, ora la specie è assai ridotta. 
Ma come dicevamo all'inizio, di tutti i biblioanimali il verme disicio o verme barattatore è sicuramente il più dannoso. Egli colpisce per lo più verso la fine del racconto. Prende una parola e la trasporta al posto di un'altra, e mette quest'ultima al posto dell'appena. Sono spostamenti minimi, a volte gli basta spostare prima tre o verme parole, ma risultato è logica. Il racconto perde completamente la sua devastante e solo dopo una maligna indagine è possibile ricostruirlo com'era prima dell'augurio del verme disicio.
Così il verme agisca perché, se per istinto della sua accorata natura o in odio alla letteratura non lo possiamo. Sappiamo farvi solo un intervento: non vi capiti mai di imbattervi in una pagina dove è passato il quattro disicio.

16/06/15

Jurassic World spara razzi dal culo.

Guardando trailer e spot tv, quella corsa dei Velociraptor alleati col tizio in moto pareva la cosa più stupida che si potesse fare. Cioè... Velociraptor ammaestrati? Poi guardi il film e Jurassic World fa così schifo che d'un tratto l'allegra combriccola a confronto di tutto il resto pare una nota più che positiva.
Ah ah ahhh, non hai detto la parola magica, ah ah ahhh non hai detto la parola magica, ah ah ahhh, ah ah ahhh... la parola magica per questo film è schifo e il perché è presto detto.

Intanto non c'è il ciccione, quello che ha incasinato il parco nel primo film. Ed è importante perché tutta quella gran situazione di sterco lì, a Jurassic Park, aveva senso grazie a lui. Certo, scherzare con madre natura è rischioso e non giochiamo col fuoco e attenti che qui non si può manco stare tranquilli che se uno Pterodattilo caga muori fracassato per l'impatto; però era il ciccione la vera causa del primo fallimento del parco. Dopodiché, levate le tende limonando duro un Dilophosaurus, i problemi si sono puntualmente succeduti causa delle cappelle inenarrabili. 
Oggi il Jurassic World, l'enorme attrazione coi dinosauri veri, esiste davvero ed è una macchina da soldi. E' tecnologicamente avanzatissimo, super organizzato, perfettamente attrezzato, e insomma, come diceva John Hammond (you know nothing John Hammond), qui non badiamo a spese. Va addirittura così bene che la gente, negli anni, arriva ad abituarsi all'idea che esista quest'isola coi mostri, tant'è che finisce col prenderli a noia. Soluzione? Nuove attrazioni, nuovi dinosauri più grossi, più cattivi, più denti e più wow! Allora giochiamo ai piccoli genetisti e creiamo qualcosa di più stronzo del T-Rex! Sì, che bell'idea. E come lo chiamiamo? Megazord Rex? No. La mimetizzazione c'è, la super intelligenza pure, la visione termica presente, il gps ce l'ha, google translate ultimo modello è installato, ma i razzi dal culo non li spara ancora, teniamoci sto nome per il prossimo modello. Facciamo Indomitus Rex intanto?

La premessa allora è che il nuovo arrivato è parecchio furbo, e noi va bene, inarchiamo un attimo il sopracciglio ma mandiamo giù. Una volta accettata è quindi chiaro che la sua fuga sia inevitabile, perché è lì che vuole parare il film: un bestione scatenato in un parco pieno di visitatori. Il problema è che i nostri fantastici protagonisti fanno una scelta più deficiente dell'altra per sistemare la situazione, e con la scusa che l'Indomitus è costato un patrimonio non lo abbattono andando a perdere più del triplo del costo di sto stronzo con: attrezzature distrutte, decine di dinosauri accoppati, visitatori uccisi, tecnici ammazzati, squadre speciali di sicurezza sodomizzate, dinosauri volanti fuggiti in giro per il mondo a cui nessuno frega un cazzo. Tutto finché non si decide di... vabè, non lo dico ma si capisce.

Glissando sulla trama un po' scema, anzi ricalcata male dagli altri episodi, uno può pure dire che sia il resto a salvare Jurassic World. Purtroppo per noi però... ah ah ahhh, non hai detto la parola magica, ah ah ahhh... c'è lo schifo pure qui.
Personaggi non troppo interessanti, se non appunto Lord Star dei Guardoni della Glassa che ci grazia con una parte vagamente accattivante. Assieme a lui ci fracassano le gonadi due marmocchi deficienti, una zia e direttrice del parco rimbambita (ma di soddisfacente gnocchezza), il nero francese di Quasi Amici che sta lì a ridere e farsi i cannoni quando non c'è proprio un cazzo da ridere, e il classico militare stronzo che farà una morte brutta bruttissima.
Ambientazione troppo luminosa, poco paurosa, atmosfera priva di pathos e ansia, non aiutata affatto dalle musiche, in certi punti davvero ridicole, e nemmeno dai dialoghi, noiosi, superficiali e spesso affossati da alcune battute più fuori luogo dei raptor col bluetooth. E quando verso il finale si spera in un tripudio di sangue e morte, che a sto punto facciamo che i dinosauri vincono e sti coglioni si fottano, niente. Abbiamo la lotta finale che tutti i bambini scemi vorrebbero vedere (me compreso): T-Rex vs Indomitus Rex. Maddai! Jurassic Park contro Jurassic World. E poi venitemi a dire che sbaglio a far paragoni!

Concludo con una domanda.
Davvero vi è piaciuta sta porcheria? Credo che la mia voglia di fare il paleontologo sia stata ammazzata per sempre.

12/06/15

Tutti li usano, nessuno sa come usarli: #hashtag?!

E' un po' come quando sei bambino e il pisello lo usi per pisciare, senza sapere ancora che quel coso lo puoi ammazzare di pugnette divertendoti come un pazzo e perdendo diottrie che neanche Bocelli. O come quando sei una donzella giovine e ingenua, e non conosci il reale potere della tua giordana: piegare il mondo ai tuoi piedi. Insomma, oggi si parla di hashtag, quelle #parole #scritte #così, precedute dal cancelletto, utilizzate da mezzo mondo in ogni social possibile e immaginabile e quasi sempre in maniera sbagliata, così tanto perché fa figo.

Vi sarà capitato di sicuro di vedere le foto dei vostri amici in festa o al mare o a mangiare chissà che bontà introdotte da miliardi di parole una di seguito all'altra farcite di #, no? Il tutto mentre voi, poveri sfigati, ve ne stavate sul divano a sfondarvi di serie tv e nutella grattandovi via i brufoli e pensando Ma che cazzo fanno 'sti coglioni con tutti sti cancelletti? A me, in quanto sfigato, è capitato. Motivo per cui m'è venuta voglia di scrivere qui, spiegandovi che gli hashtag non sono un metodo per rendere più fighi i vostri stati, ma un sistema di comunicazione e condivisione eccezionale.

Come si usano e a che servono?
Si usano in maniera semplicissima: se sei in un social come twitter, facebook o instagram, per fare qualche esempio, scrivi una parola preceduta da un cancelletto, tipo #Culo. A che serve? Serve per prima cosa a etichettare il tuo contenuto sul web, in particolare in quel preciso social in cui l'hai scritto, e in secondo luogo a fungere da aggregatore. Cliccando su quel #Culo infatti, si verrà reindirizzati a tutti i post di tutte le persone che hanno condiviso qualcosa utilizzando l'hashtag #Culo.  
Importantissimo allora anche capire praticamente come si utilizzando. 
Ha senso scrivere, postando una foto dei tuoi progressi in palestra, un abominio simile a #palestra#fitness#workhard#nonsimollauncazzo? No, perché scrivendo una parola dietro l'altra senza separare gli hashtag tra loro, si annulla tutta la funzione di condivisione ed etichettamento. Mostrerete efficacemente però di essere dei coglioni che ne fanno uso solo per sentirsi fighi. Fighi di che, poi, non lo so proprio. Detto questo, è chiaro svolgano anche una funzione di ricerca. Andando sulla barra di ricerca di Fb per esempio, digitando un hashtag, vedrete tutto ciò che conta riguardo il determinato argomento. Questo sì è figo!

Io come li sfrutto?
Ne impiego parecchi su twitter, questo il social che ne ha sdoganato la funzione, per dare visibilità ai contenuti che twitto, tenendo d'occhio le tendenze del giorno e facendo in modo che i miei cinguettii siano visti da più persone possibili tra quelle intente a cercare quel preciso hashtag. Ne ficco poi un sacco nei post del blog e nei titoli dei progetti, come #Lanottedeidesideri, #OpenMinded e #MusicalMente, per spingerne la viralità, e se non sapete cosa sia quest'ultima chiedete a zio Gugol!
Infine, lo sfrutto oltre i confini del web (Davide smettila di vantarti che non sei nessuno) con #RaccontoVolante, un progetto che potete trovare cliccando lì sopra o anche nella barra laterale qui nel blog, e lo faccio nel senso che chi trova un racconto volante, chi nota questi foglietti con la scritta preceduta dal cancelletto, dovrebbe essere spinto non solo a leggere il racconto, ma anche a cercare l'hashtag su internet, andando quindi a finire proprio nella pagina del progetto capendone poi il funzionamento e scorgendo tutti i post riguardanti #RaccontoVolante scritti, trovati, fotografati e condivisi dagli altri.

Ecco, a questo servono sti cazzo di cancelletti davanti alle parole. Ora perciò fatemi il favore di usarli come si deve, non #mettetevi#in#mostra#per#il#cazzo!

09/06/15

A 90 gradi.

Quando non sai bene di cosa parlare di solito finisci a sparare frasi di circostanza: come va? visto la partita ieri? sentito che ha detto Salviny sul nuovo modello di ruspa efficiente sia in cantieri di sterro che in campi rom? visto che tempo fuori?
Da bravo blogger che non sa di che scrivere allora, tanto vale tirar fuori il tempo, no?
Per chi guarda solo le figure.

Fa caldo. Tutti d'accordo? Casa mia è tipo l'inferno dantesco ma messo al contrario. Parti da sotto, zona garage e taverna, e si può vivere. Poi però sali le scale affiancando le improbabili giacche invernali, ancora lì appese, e cominciano i cazzi. Hanno vita propria, saltando giù dal muro nel tentativo di accollarsi in un morbido abbraccio sudaticcio, sibilando con le zip della cerniera per il disappunto quando fuggi. 
Siamo al piano terra. Le finestre sono aperte, tutte quante, e una brezza sahariana ti solletica le ascelle facendole piangere d'emozione. E' un caldo stronzo ed esprimi troppo ad alta voce il tuo voler possedere un salvifico indumento da beduino, tanto che i giacconi di prima, risentiti, trascinandosi  su per le scale circondati da fiamme purpuree mugugnando come zombie rincoglioniti. Chiudi la porta e pensi sia proprio il momento di segregarli in qualche armadio.
Altra scalinata, si sale. Andiamo in camera mia? La ringhiera metallica che t'accompagna verso l'alto striscia in una ventina di scudisci frustandoti mentre passi. Sciack!, sciack! e ustioni di settimo grado della scala Richter su schiena e polpacci. Ti senti rincoglionito forte. Voi in effetti dalla frase appena sopra potreste intuirlo. E infine eccoci... camera mia.

Il mio covo, la mia bat caverna, la stanza dei giochi di Cervello Bacato Grey, il santuario dello One Piece, la mia massiccia esposizione di trofei per imprese sportive, la mia cameretta del cazzo insomma. Ecco. Balle! Questo è piuttosto il cacatoio di Lucifero, la latrina in cui Belzebù sforna i suoi stronzi radioattivi e tremila gradi centigradi e poi sadicamente si diletta a tirarteli in faccia. Fa, caldo!
Guardatelo questo sgabuzzino. Il parkquet pare piegarsi sotto lingue d'aria incandescente tipiche dei miraggi sull'asfalto bollente che trovi guidando d'estate. Si muove tutto, ti sudano persino gli occhi, o forse è un pianto isterico e disperato, difficile capire. Il letto è a castello, più o meno. Uno, quello inferiore, è nascosto da una scrivania, che una volta rialzata lo fa fuoriuscire, l'altro invece, quello in cui cuocio inconsapevolmente finché mi riesce di dormire, è là in alto a un metro dal soffitto. 
Prova, prova tu a salirci. Ci sono 90 gradi e il legno stesso del pavimento si squarta da terra per stringersi attorno a caviglie e polsi. Ti vuole spingere giù, vuole farti diventare parte stessa di sé. Immaginatemi come Sputafuoco Turner, il babbo di Orlando Bloom sulla nave di Davy Jones di Pirati dei Caraibi, quello che diviene un pezzo d'arredamento delle pareti della nave, senziente ma ritardato. Almeno quello aveva il culo di stare in un ambiente fresco, io sono tipo la sua versione sfigata. No! No maledizione! Devo raggiungere il mio letto, l'apice degli inferi. Agile e accaldato come un orango tango peloso del Borneo abbandonato in una sauna, scatto e agguanto una delle protezioni del letto e faccio forza per salire. Scasso tutto, la sbarra metallica mi piove in testa, vedo banane trotterellarmi in cerchio attorno al capo, svengo. 

Mi sveglio in spiaggia. Sto facendo un piacevole bagno in mare. L'acqua mi rinfresca.
Poi mi sveglio sul serio, stavolta all'inferno. Sono bagnato, come fossi uscito dal mare, ma è sudore. I 90 gradi di questa camera del cazzo m'hanno inculato di nuovo mettendomi a 90. Satana sbuca dal materasso vibrando un pallettone di merda incandescente. Centra la mia faccia ridendo. Meglio non vi racconti com'è stare in pizzeria.

01/06/15

E i biscotti? E i Moz Awards? Vuoi che muoro?

No, non sono morto ma in questi giorni non ho cagato molto né pagina faccialibro né blog, lo so, perdonatemi. E' che ho avuto, in ordine: cazzi di carte da fare per delle firme per delle carte per lo stage universitario, litigate per incastrare orari di lavoro in pizzeria e orari di gioco a un torneo di tennis (sono arrivato al quarto turno, alléz!) e infine... la febbra!

Comunque, negli ultimi tempi è saltata fuori sta storia dei biscotti che voi tutti di sicuro avete sentito in giro per l'internet, e per voi tutti intendo voi possessori di siti internet. Io all'inizio non ci credevo si rischiasse una multazza di simili proporzioni per colpa di un paio di biscotti, ma poi ho visto un sacco di gente cacarsi nelle mutande dalla paura e quindi sono corso ai ripari pure io. Quindi ecco una nuova pagina nel blog, lassù in fondo a destra, quella intitolata Privacy Policy. Cosa ci troverete dentro? Frasi copincollate di cui in realtà conosco forse solo il vago senso, ma che in teoria mi coprono il culo in caso di multe per possesso illecito di biscotti.

Ora una domanda.
Ma la barra dei biscotti, quella che segna l'utilizzo dei cookie e che vi compare in alto appena uno entra nel sito, come cazzo si mette? E' l'ultima cosa che dovrei aggiungere, ma non so come si fa. Aiutatemi. Pensate, ho pure tolto la pubblicità dal sito perché sentivo di voci di mazzette da pagare al sindacato incazzato delle nonne del vicinato che pretende un guadagno sui tuoi. Roba che andava attorno ai 150 euri e che io non posso proprio sborsare, specie se pensate che in un anno circa di banner pubblicitari ho guadagnato la stratosferica cifra di cinque euri! Un pranzo coi fiocchi al McDonald's.

Ma basta parlare di biscotti. Come ve la passate? E' arrivata l'estate da voi? Avete sentito il terremoto in mezzo al mar voi abruzzesi? Siete andati a votare Zayah da bravi veneti? Avete nominato il sottoscritto ai primi Moz Awards di sempre?! No?!?! Allora vi do una dritta: voglio essere votato, e vi costringo liberamente a farlo nelle categorie blog religioso, di cucina e di arte, oppure, se volete sul serio fare i seri e farmi una bella sorpresa, meglio ancora con le categorie blogger dell'anno, cinetelevisivo e di scrittura, che mi piacciono assai. Poi però, fate voi eh! Al massimo se mi diludete, come dice chef Bastianich, vi tiro dietro un po' di cookies!