25/02/15

Walkman | Febbraio

Era da un po' che mi girava l'idea di dare un po' di spazio anche alla musica qui sul blog, solo non sapevo ancora come farlo. Se ben ricordate, qualche settimana fa, vi spiegavo di quanto sia drogato di Spotify, il programmino che ti permette di ascoltare tutta la musica che vuoi al modico prezzo di un po' di pubblicità rompi coglioni ogni tot canzoni. Ecco, io grazie a spotify scopro quasi ogni mese nuovi artisti, album e canzoni. Quindi che fare? Parlerò mese per mese di cosa ho scoperto, cosa mi ascolto, e cosa mi piace.
Ultima nota: perché Walkman? Perché di walkman non se ne vedono proprio più in giro, ma sono comunque il simbolo della musica ascoltata fuori casa, sempre a portata di mano, e sono anche i primi aggeggi con cui ho iniziato ad ascoltare musica.

Ok ma iniziamo. Com'è andato questo febbraio?

Florence + The Machine
La canzone che ho ascoltato, riascoltato e consumato è What Kind of Man, nuovo singolo tratto dal prossimo album in uscita a Giugno. E' la prima volta che sento i Florence? Certamente no, li ho anzi scoperti su suggerimento di Ale Tredici con le canzoni Cosmic Love (la mia preferita), Rabbit Heart e Seven Devils, quest'ultima usata per il trailer di Game of Thrones 2, sicché capirete l'epicità. You've got the love era invece già passata molto, troppo per radio, e io l'avevo ingiustamente snobbata causa fastidio.
Cosa troverete provandoli? La voce bollente di Florence Welch, le sonorità fantastiche de La Macchina ''costruita'' per accompagnarla, e un genere che spazia da indie rock a soul, prendendo di mezzo pop, folk rock e tutta una carrellata d'altra roba che a sto punto, aprite wikipedia che ve lo spiega meglio lei. Il mio suggerimento e: ascoltate e divertitevi.


Selah Sue
Il nuovo singolo è Alone, che anticipa l'uscita del prossimo album della giovane cantante belga, acquistabile da marzo. E' una tipa che conquista subito per voce e presenza, per il mix reggae e soul (che vedremo se verrà mantenuto nei nuovi lavori) irresistibile e per quei due grandissimi occhioni blu incorniciati da dei capelli piuttosto incasinati.
L'ho scoperta  un paio d'anni fa con Raggamuffin, poi incuriosito l'ho spotifyzzata incantandomi con l'omonimo album. Interessanti i singoli Crazy Vibes e Time. Un suggerimento che vi do e di cercarvi i suoi video in live. E' ipnotica.

Ed Sheeran
Thinking Out Loud la continuano a passare ovunque per radio, e ogni volta mi capitava di beccarla, cambiavo, per non rovinarmela. Poi è successo che me la sono ascoltata per forza e niente... mi è entrata in testa. Ce la farà a resistere alla nausea da ripetizione? Lo spero vivamente!

La prima volta che ho notato Ed Sheeran è stato col singolo Lego House, che ''Ehi, ma quello è Ron Weasley, oddio s'è messo a fare il cantante!?!?!'' e invece era Ed, che con un'abile mossa di marketing ha attirato subito l'attenzione sfruttando prima il suo aspetto fisico e poi la sua voce, assolutamente magnifica. 
Caldamente consigliati entrambi i suoi album, e i singoli Drunk, Bloodstream, I'm a mess e I see Fire, quest'ultima colonna sonora del secondo capitolo de Lo Hobbit.

E basta, per Febbraio direi è tutto. Principalmente mi sono drogato di questi tre artisti. Voi che avete ascoltato di bello? Questo simpatico trio lo conoscete? Vi piacciono?

22/02/15

Guidato dai fili

Mi svegliai al rumore del fulmine. Doveva essere caduto in zona. Restai un attimo in silenzio, in compagnia del sonno pesante degli altri e del ticchettio delle gocce sulla tenda. Sgusciai fuori dal sacco a pelo, infilai le scarpe e il k-way, presi la torcia e andai fuori. Un albero, a una ventina di metri da noi, era stato squartato in due dalla scarica. Decisi di vederlo da vicino, spinto da una sensazione.
Avanzai, i piedi sempre più fradici ad ogni passo, guidato dal fascio della torcia e dai flash del temporale che rimbalzavano nella  boscaglia. Raggiunsi il mio albero. Restai a fissarlo col cuore in gola. Davanti all'arbusto, in un cerchio fumante marchiato sul terreno, stava un uomo completamente nudo, e mi osservava. Quell'uomo ero io.
Lo raggiunsi e mi tolsi il k-way e il maglione per coprirlo dal gelo.
"Ha funzionato." disse impassibile.
"Che cosa ha funzionato?" chiesi aiutandolo a ripararsi.
"Il viaggio nel tempo. Dovresti saperlo. Oggi è il  3 marzo 2032, e io sono te, proveniente dal futuro."
Restai senza parole. I miei attuali studi sul viaggio nel tempo avrebbero quindi trovato un senso? La risposta era ovviamente davanti ai miei occhi. Avrei viaggiato nel tempo e mi sarei ritrovato, incredibilmente, proprio qui e ora.
"E tu, quindi... da quando vieni? Dio, non posso crederci. Allora ce la farò davvero!"
Il me del futuro mi guardò tristemente. "Ce la farai, certo. Io provengo dal 4 febbraio 2056. Come noterai, sono un po' più vecchio di te." rispose stringendosi nei vestiti.
"Non di molto però." replicai euforico, notando solo ora gli anni in più sulla sua pelle.
"Il punto è, che non abbiamo inventato il viaggio nel tempo. Non solo quello, almeno."
"Che intendi?"
"Ebbene... mi sento come, costretto. Io credo abbiamo inventato il destino, credo ne abbiamo involontariamente scoperto l'essenza. Questo momento io, l'ho già vissuto anni fa, ma nella tua pelle. Un me dal futuro, proprio oggi, era qui giunto, dove sto io ora, e mi disse le medesime e precise parole che sto pronunciando. Non solo, io stesso a quel tempo agivo esattamente come tu stai ora facendo. È più forte di me e di te, il tempo incede identicamente ad allora, io ripeto azioni già viste, pronuncio frasi già parlate, e tu consumi una vita più e più volte vissuta, da qui al 4 febbraio 2056, forse oltre, intrappolato nelle regole del tempo per non mandare l'universo in frantumi. Non potrai farne a meno."
"Regole... l'avevo teorizzato."
"Lo so. Fortunatamente, d'ora in poi, per quel che mi riguarda, mi sembrerà d'esser libero. Buona fortuna."
Detto ciò, il me del futuro si allontanò nel buio del bosco, e io me ne tornai alla mia tenda, comandato dai fili del tempo, ragionando sul tempo.

18/02/15

La vita di Adele vs Il blu è un colore caldo.

Il film La vita di Adele mi incuriosiva parecchio, e ancora di più il fumetto da cui è tratto: Il blu è un colore caldo. Finalmente sono riuscito a vedere il primo e a leggere il secondo, e... risultato? Mi sono piaciuti? E' meglio uno o l'altro? Sono veramente porni come dicono? Scoprivatelo qua sotto!

Il tema centrale di entrambe le opere è ovviamente l'omosessualità. Questa ci viene mostrata attraverso gli occhi di Adele, Clémentine nella controparte cartacea, una quindicenne alla scoperta della propria sessualità che si accorge, non senza l'insorgere di una marea di dubbi, di non essere del tutto a proprio agio nella relazione con un ragazzo. Conoscerà quindi Emma, una ragazza più grande dai capelli tutti blu, e per lei proverà subito un'attrazione irresistibile, senza controllo.

La vita di Adele.
E' un film abbastanza lungo, il cui ritmo non aiuta di certo. Mi è piaciuto, certo, ma non posso non dire che qualche volta fa capolino la noia. Da un lato questo è dovuto alla lungaggine delle scene tra Emma e Adele, da quelle dei loro primi incontri, delle chiacchierate, degli sguardi, arrivando a agli incontri sessuali, che per carità, si guardano con interesse (che poi l'attrice che interpreta Adele è veramente una bonazza che ciao proprio!) ma risultano persino a te, spettatore col durello, piuttosto lente. Non è un porno, quindi perché dilungarsi tanto?
Dall'altro invece il tedio lo si sente nello scorrere degli eventi. Si parla infatti di una vita normale, che scorre via senza alcun evento particolarmente degno di nota. Certo l'omosessualità vuole essere presentata nella sua normalità, e questo non è affatto un punto a sfavore, ma le difficoltà che stanno dietro a questa storia non vengono assolutamente mostrate. E' accennata la tensione tra Adele e i genitori, ben mostrata, e per fortuna, quella con gli amici di scuola, ma per il resto nulla. C'è una storia normale, come tutte le altre, fatta di passione, vita quotidiana, sbagli, litigi, e appunto, noia.
Ottimo invece uno spunto che nel fumetto è completamente assente, ovvero il tema della mancanza. Adele ed Emma, in un certo punto della storia, non si vedono, e ci viene mostrata l'ossessione della prima per la seconda, che percepisce la sua assenza in maniera fortissima. Un'assenza non solo dettata dall'affetto, ma anche e soprattutto dal sesso, dagli stimoli fisici e dal piacere carnale che la distanza fa riaffiorare in continuazione mischiandosi tragicamente alla tristezza, al malessere. Questo mi è piaciuto, il tema della mancanza, non più visto finalmente sotto il mero punto di vista dell'amore platonico e cazzate simili. 

13/02/15

L'anima del pinguino.

All'inizio ci sono io che sto volando qua e là, da qualche parte in un pomeriggio uggioso. Si deve intendere che lo stia facendo proprio personalmente, cioè senza l'ausilio di qualche mezzo che mi permetta di farlo. Sotto di me una collina dall'aspetto piuttosto smorto, sarà che è inverno, chi lo sa. Poi nebbia. Non ricordo né dove il mio volare mi stesse portando né perché fossi in grado di farlo.
Mi ritrovo allora in una casa orrenda, un rudere, solo mattoni grigi e qualche parete mancante. All'interno ci abitano, in compagnia di qualche gallina e coniglio, i miei zii e cugini, assieme ad altra varia gente che non conosco. 
''Ma che cazzo ci fate qui?''
''Eh...'' mi fa Angelo, ''Ci viviamo! L'affitto costa pochissimo.''
''Sì ma... che vuol dire pochissimo? E' na catapecchia! Non potete vivere qui sul serio.''
''Sì invece. E poi costa solo'' e mi fa il segno ''uno'' con un dito.
''Costa mille al mese?''
Interviene mio cugino. ''No cretino, ti pare? Quale sano di mente paga mille al mese per questo?''
''Allora sarà cento euro?''
''Ancora troppo.'' continua mio zio. ''Dieci al mese, abbiamo il cibo compreso. Finché quelli ce lo danno, ecco...''
''Quelli chi? E poi manca la luce, il riscaldamento, l'acqua, non c'è niente! Come fate d'inverno?''
''E' un po' più duretta ma cosa vuoi, mi ricorda i tempi di quando eravamo in guerra.'' fa con aria nostalgica e sognante.

Più perplesso che mai decido senza volerlo di cambiare sogno, e sono in aereo, in cabina piloti, in fase di decollo. Fuori nebbia. Non si vede un cazzo. Ora, penserete voi, giacché è un sogno ricorrente potrei per esempio accorgermi di essere in un sogno, così da iniziarne uno lucido, e invece no, sono troppo concentrato sul vivere la mia fobia. 
Il pilota parte col decollo. Visibilità zero.
''Ma come fai a decollare con sta nebbia?'' chiedo un po' preoccupato.
''Tranquillo, routine. Non serve vedere con gli occhi, noi piloti sappiamo vedere con altro.''
''Sarà...'' rispondo pensando che questo mi sta dicendo una marea di puttanate, vedendo pure un po' di tensione sul suo volto.
Ed ecco che sterza bruscamente. Esce di pista. Prato. Entra nella pista a fianco, sfiora un altro aereo in decollo, sterza di nuovo per evitarlo rientrando nella prima pista, si alza leggermente in volo, dice ''No no no non ce la facciamo'' e atterra malamente, rallentando e rimettendosi in posizione di partenza. ''Riproviamo!'' mi dice.
"No, riproviamo i miei coglioni!"
Vorrei morire.
Nebbia nebbia ancora nebbia. Nell'aereo fortunatamente non ci sono io per davvero, ma ci sono due ragazze messicane in erasmus da un nostro amico. Boh! E noi le stiamo proprio portando in aeroporto. Ripeto, boh! Se vi sentite confusi a leggere, figuratevi io che lo vivevo. Comunque sia, siamo fermi in un furgoncino a far benzina. Le tipe scendono un attimo a comprarsi le caramelle in autogrill.
''Meno male non devo prendere io l'aereo.'' dico a Lorzone guardando fuori dal finestrino, in mezzo a tutta quella nebbia...

10/02/15

Se tu sei Alabama, mi dici io chi sono? Monroe?!

Si parte con un sottofondo costante di musica, genere bluegrass, il country nella sua forma più pura, che lega la vita di Elise e Didier, due persone tra loro molto diverse ma capaci di innamorarsi e di vivere la loro relazione in totale sintonia. E poi entra in scena Maybelle, la loro piccola, destinata a cambiarne per sempre vita e storia, nel bene e nel male.

Ammetto fin da subito che Alabama Monroe mi è piaciuto davvero tanto. A partire dal modo in cui viene raccontato, un'alternanza di continui salti temporali che s'intrecciano sottolineando di volta in volta situazioni visive e uditive totalmente in contrasto tra loro, quindi valorizzandole, passando poi per la musica, sempre presente, e per la delicatezza e per il realismo con cui ci viene presentata tutta la vicenda. Una storia che è essenzialmente d'amore, preso nel senso più ampio del termine, che difatti ci viene mostrato in ogni suo lato, dall'affetto al sesso, dal volersi bene all'intesa, puntato infine con forza su quello rivolto verso un figlio. 
Ci sono proprio per questo molte figure e molti temi che ruotano attorno ai protagonisti. C'è ovviamente loro figlia Maybelle, che porta con sé quelli della malattia e del dolore, così come il loro gruppo, un'allegra e strambissima combriccola di musicisti che con loro condivide non solo passioni e risate, ma qualsiasi momento importante. E di molto importante, infine, ci sono Dio, la scienza, e la morte.

Non che se ne parli in maniera pesante ed esplicita di questi tre aspetti, che anzi sono componente essenziale di questo normale scorcio di vita, ma vengono fatti sentire e bene per la durezza e l'estrema bellezza di ciò che si vede. Impossibile restare indifferenti agli scontri ideologici totalmente opposti di Elise e Didier, la prima credente e il secondo fortemente coi piedi per terra, razionale. Impossibile schierarsi da uno o dall'altro lato, o meglio difficile, poiché si empatizza con entrambi. Perché da una parte è evidente quanto il concetto di Dio, di entità superiore e di fuga dalla morte siano un sollievo, una via d'uscita per non perdersi nel dolore, ma dall'altra è fortissima la critica rivolta proprio a ciò che questo credere comporta. Una società, a detta di Didier, bigotta, limitata da se stessa e incapace di scalzare un Dio di cui non avrebbe affatto bisogno, se non come salvagente dal terrore appunto; una società che impedisce al pensiero logico, scientifico, di progredire e di imparare a conoscere davvero il mondo, o nel loro specifico caso, la malattia, quindi una cura.

Non si vuole comunque salvare una visione piuttosto che un'altra. Semplicemente si racconta un dato di fatto, quello di come ogni persona sia diversa dall'altra, libera di scegliere e credere e contemporaneamente legata, condizionata da ciò che ha vissuto e imparato. Soprattutto, si racconta di come l'amore elevi lo spirito umano alla felicità più grande, ma anche al dolore, e alla salvezza. 

08/02/15

Fine dei giochi: il tè collettivo di Camilla è agghiacciante!

Vi dirò, ero partito con le migliori intenzioni, riponendo grande speranza in voi su quel giochino della scrittura collettiva. Che ne è venuto fuori però? Beh, un mezzo disastro. Sicuramente più di qualcuno, me compreso, s'è fatto due risate, che di assurdità ne sono saltate fuori e non poche. Però però però, amen, ormai i giochi sono chiusi e il risultato è...
Ma che minchia stanno scrivendo?!?!?!
Ecco, parliamo del risultato. Io avrei dovuto concludere il racconto collettivo inserendo un finale. Il problema è che mi risulta impossibile. Pare infatti una storia, per quanto traballante, arrivata a un punto morto, forse distante da un finale. Quindi che fare? Ve la incollo qui tutta di seguito così come si presenta grazie ai vostri contributi, dopodiché, nei prossimi giorni, pubblicherò un racconto partendo da questo vostro intricato incantevole incasinamento di pensieri incartati, ma scrivendolo a modo mio. Praticamente vi rubo le idee, e vedo se ne esce qualcosa di... leggibile?

Prima di mostrarvi l'agghiacciante creatura che avete partorito comunque, ci tengo a ringraziarvi per la partecipazione, l'entusiasmo, e la passione (per lo splatter, il porno, il nonsense ecc ecc) che avete messo. E ora via!...

04/02/15

Il giorno del mio compleanno.

A mezzanotte ero rincoglionito fisso di sonno, ma volevo stare sveglio. Gli occhi bruciavano, sbraitando: dormi, chiudici, và che ti rompiamo il culo spegni sta cazzo di luce, e insomma ho passato un'ora di lotta in dormiveglia finché non sono crollato e ho cominciato a sognare.
I sogni non si ricordano mai un granché, e verso le sei di mattina, quando mi sono svegliato per bene, avevo tante energie da correre a caso, ovunque. E però pensavo confusamente ai sogni fatti le ore prima... all'una per esempio mi cagavo allegramente addosso, finché non si è deciso di farla come gli uomini veri, e quando ho visto in faccia lo stronzo che avevo prodotto mi son spaventato a morte e non ho più defecato per giorni. Alle due parlavo di qualcosa ma chissà che cavolo dicevo, a capirmi ero io, i miei, e basta; alle tre invece mi piacevano le lavatrici e gli ombelichi delle persone, e fermavo la gente chiedendo se gli ombelichi loro ce li avessero per davvero, e se potevo passare qualche minuto con i loro elettrodomestici. Alle quattro c'erano montagne innevate fuori dal finestrino della macchina, nonno guidava e io e il mio amico gli chiedevamo cos'era quella roba. ''Zucchero! Guardate quanto zucchero sulle montagne!'' rispondeva. Alle cinque, poi, ci sono salito per davvero alle montagne di zucchero, che invece era neve, ma a me pareva un mare enorme, un po' strano, ma comunque mare. E alle sei, come detto, sveglia!

Sono le sette e mi sento grande, pure vecchio dato che mi dindolano i denti. Prendo in braccio questo tizio minuscolo con la testa che penzola di qua e di là. Dicono sia mio fratello. Ho deciso: lo torturerò, farò casini, e darò la colpa sempre a lui. Sono le otto quando mi accorgo che questo è una volpe e m'ha distrutto tutti i giocattoli, e alle nove, a festeggiare la fine di un millennio, i fuochi d'artificio riempiono il cielo a giorno e i'm blue da ba dee da ba daa, mentre gente là fuori si spara per strada o si caca in mano per il Millennium bug. Alle dieci vedo un aereo che si schianta su una torre. Cazzo ma come ha fatto a non vederla? Era enorme! E poi arriva un secondo aereo che si ficca dentro giusto giusto nella torre a fianco. Ma si sono tutti rincoglioniti oggi? E' grave di sicuro, lo trasmettono su ogni canale! Boh... 
Alle undici di mattina c'è un tipo nuovo che tira giù più bestemmie di quante ne abbia mai sentite. Insulti a Dio come piovesse: wow! A mezzogiorno invece, quando il sole è bello dritto in cielo, Dio lo sento ringraziare tante volte, tra un colpo di tosse e l'altro di un nuovo piccoletto, che è venuto a invadermi la casa.

Alle tredici mi dedico al contrabbando di pornazzi e m'avvio con nonchalance alla falegnameria e alla cecità, e sono le quattordici quando poi, con la poca vista rimasta, scorgo qualcosa di veramente ma veramente bello... due occhi verdi, un sorriso che mi rimbambisce, e baci e baci e baci a non finire, ma alle quindici è già tutto finito, e quanto mi mancano, quanto li rivoglio, quanti di nuovi me ne andrò a cercare di quei baci.
Sono le sedici, sono più arrapato di Giuseppe Simone. Sì, esatto, sono proprio tanto, tanto, troppo arrapato. Ho una voglia di scopare che non riesco a tenermi l'uccello nelle mutande. Vola, vola via, e avanti, vuoi uscire sì o no? Acchiappate quell'uccello, qualcuno lo prenda, per carità, io ormai l'ho addomesticato per bene, ve lo regalo volentieri, e alle diciassette parte un circo, o meglio uno zoo, o insomma, non ci si capisce più niente, guardate che razza di capelli mi sono venuti in testa! Ecco, sono le diciotto e non c'ho più voglia di studiare, vaffanculo, che depressione, la vita fa schifo! Meglio festeggiare ma festeggiare non si sa nemmeno bene che cosa cazzo ci sia, da festeggiare. Dico bene? Eh?! Come?! Sì, boh, ti piacciono le bionde? Le bionde? Sempre piaciute a me le bionde! Ohh, bene bene mio caro, e allora bionde per tutti! Sì ma io, di ste bionde, mai vista una manco per sbaglio!

Comunque sia... fortuna vuole che alle diciannove sia ora di cena, e il cuore si mangia un piatto tutto nuovo, mai provato, che lo sazia, lo rende pieno, e lo ubriaca d'amore e lo sbronza finché non gli arriva di stare male. Alle venti sono una persona matura, più o meno. Oh suvvia, levatevi quella faccia di culo, sono maturo, non lo vedete sto foglio di carta che ho in mano?! Lo dice lui, mica io! E poi, e poi è estate, rilassatevi, non pensiamoci più, che sta arrivando sera e a certe ore passano per la testa idee strane.
Alle ventuno infatti mi ci metto sotto coi numeri. Ma che grande idea è mai questa? No infatti, è na cazzata, ma me ne accorgo solo alle ventidue che preferisco le lettere, le parole, le frasi che parlano, che raccontano della tristezza che hai intorno, degli amici che ti tirano su, degli incontri inusuali, delle risate come stronzi, del destino che ti chiedi se esiste o se va piuttosto tutto a cazzo, a caso. 
Alle ventitré ho solo voglia di prenderla come viene, poi ci ripenso, cerco di dare un giro diverso a tutto, e me ne strafrego di nuovo, cambio idea, e non la cambio, e giro, e canto in auto, e incontro gente nuova o vedo gente vecchia, anche molto, che se ne va via, per sempre. Mi giro e rigiro a letto, da solo, in compagnia, al caldo, al freddo, col sorriso a volte e col muso qualche altra.

Sei felice? Sì, no, boh, ma che domanda è?! Finché non arrivano le ventiquattro, e il giorno è finito.
E quando il giorno finisce, che cosa fai? Mah, niente di particolare. Ne inizio uno nuovo, no?

03/02/15

Scrittura collettiva! Pronti? Partenza, via...

Buongiorno cervelli. Come vi anticipavo martedì scorso oggi iniziamo a giocare scrivendo un racconto unico tutti insieme. Prima di lasciarvi all'incipit, da cui voi poi partirete evolvendo (o stravolgendo) la storia, vi do qualche regola da tenere presente, giusto per non creare confusione.

  • Può partecipare chiunque con massimo due interventi, chiaramente non consecutivi, sennò che gusto c'è?
  • Si continua la storia agganciandosi all'ultimo commento postato (maddai!?), e non ci sono limiti di genere: sbizzarritevi.
  • Se postate il continuo di un pezzo e un minuto dopo qualcuno scrive lo stesso seguito, vince il pezzo pubblicato prima (guarderò l'orario). Chi pubblica per secondo dovrà cancellare e riscrivere, mi spiace.
  • Il vostro pezzo non deve superare le 5/6 righe. Nel caso ci siano dialoghi facciamo che potete arrivare anche a 10, dai, insomma non sto a rompervi la palle ma non dilungatevi troppo.
  • Per aggiungere il contributo al racconto iniziate il commento con la scritta RACCONTO.
  • Se volete semplicemente commentare, senza giocare per forza quindi, potete farlo liberamente.
  • Domenica è l'ultimo giorno possibile per poter scrivere, dopodiché stop ai giochi. Il finale, ovviamente, lo aggiungerò io, quindi non perdetevelo, che martedì prossimo, il 10, pubblicherò qui il vostro operato tutto d'un pezzo.
  • Una condivisione sui social, anche nel caso non voleste scrivere e giocare, è sempre benvenuta e di grande aiuto.

E ora, iniziamo sì o no?

''Papàààààà. Paaaapiiiii. Vieniiii?''
''Aspetta due minuti amore, finisco un attimo qui.'' risponde dalla cucina.
''Ma il tè si raffredda! Papiiiiiii, papiiiiii...''
Sua madre entra in camera. ''E allora? Hai finito di fare casino? Papà sta cercando di sistemare il frigo e io devo finire i miei disegni. Viene a giocare dopo!''
''Ma il tè si raffredda.'' sbuffa Camilla alzando la teiera giocattolo.
''Ho detto dopo. E ora gioca un po' in silenzio!''
''Ma uffaaaa!'' grida la bambina sbattendo ripetutamente la teiera per terra. ''E' tre ore che aspetto uffaaaaa!''
Sua madre non ne può più, le da uno schiaffo, poi cerca di levarle la teiera dalle mani. 
''No, no è mia è mia, mamma no.'' piagnucola Camilla tenendola stretta.
''Mollala! Guarda che ti tolgo la televisione sai? Mollalaaa!''
E' una guerra tra madre stressata e figlia incavolata, due gocce d'acqua tanto nell'aspetto quanto nell'atteggiamento. 
''Che cavolo combinate?'' domanda il povero Cristo dalla cucina, costretto ogni giorno ai battibecchi tra le due.
''Basta!'' urla infine Camilla, mollando la teiera e arrendendosi a sua madre. ''Ti odio, vorrei che sparissi!'' 
Qualche minuto dopo Enrico raggiunge la sua piccola in camera, che versa in tutta tranquillità del tè caldo nelle tazzine di plastica. 
''Tieni papi, questo è il tuo tè. E' bollente, appena fatto.'' dice tutta felice porgendogliene una.
''Oh grazie tesoro. Hai fatto pace con la mamma, sì? A proposito, dov'è andata?''
La bambina finisce di versare, appoggia con cura la teiera sul tavolino, ed esclama in un sorriso grande grande: ''Non lo so, adesso però beviamo questo buonissimo tè, dai.''

A voi continuare... 

01/02/15

Dove si va poi.

Vola tra i tetti e i fili di fumo che escono dai comignoli. C'è un cielo d'inverno che va verso sera, di poche nuvole e qualche rumore: le campane della chiesa, il traffico cittadino, il fruscio degli alberi sorpresi dal vento. E' proprio quel soffio che lo sta cullando, gelido ma tanto leggero da abbandonarcisi volentieri, e svolta qua e là, tra i rami del parco, oltre i cancelli, per le strade grigie illuminate dai lampioni. Dove lo porterà, quel vento quieto, non gli è dato saperlo, ciò nonostante si fa guidare senza alcun timore, fuori da Kensington, all'imbrunire di mercoledì.
Un uomo là sotto attira la sua attenzione. E' avvolto in un grosso cappotto scuro e cammina goffamente, appoggiandosi a un bastone. Il suo incespicare, quando una pozzanghera incontra i suoi passi, gli fa molto ridere, da fargli lacrimare gli occhi e persino perderci il fiato. E allora lui gli passa vicino, dimenticando la corrente per un attimo, per godersi meglio il suo uomo nel cappotto. Gira due volte poco sopra il cappello, fa una capriola, una piroetta, e poi lo afferra, portandoselo appresso. L'uomo esclama qualcosa vedendolo andare a zonzo per proprio conto, e incomincia a correre, bastone dritto in alto, nel tentativo di agguantarlo. 
Gioca, si diverte un mondo, ma infine, vedendolo affaticato, perde il piacere. Inverte la rotta e gli poggia il cappello direttamente in testa, volando verso il soffio freddo.
Ecco, una finestra appena illuminata, è lì che il vento porta. E' al primo piano ed è molto accogliente: vetri puliti, tende rosse come rubini, e un vaso di fiori del colore del cielo. Scrutandovi attraverso nota un vecchio steso a letto. E' un signore striminzito, pieno di rughe e avvolto in coperte lana, una mano stretta tra quelle giovani  di una ragazza. Il vento apre un poco la finestra, invitandolo a entrare. 
La ragazza ora piange, singhiozzando in silenzio sul suo vecchietto immobile. La sta osservando ed è in quel momento che qualcuno lo strattona, tirandogli i calzoni. Si volta, trova un bambino impaurito. Avrà si e no la sua età, qualche centimetro in meno d'altezza, e guarda il vecchio e la ragazza con aria sconvolta. Il piccolo si avvicina alla ragazza, gli occhi gonfi di lacrime, e con la manina paffuta prova ad accarezzarle i capelli, ma non ce la fa, qualcosa glielo impedisce. Il vento soffia da un altra parte.
Peter prende quella mano persa nel vuoto, accoglie il bambino sperduto, lontano dallo spettro di quel che era, dalla sua vecchiaia. Insieme volano via, fuori dalla finestra, portati dal vento verso i giardini di Kensington. Guarderanno dall'alto lo specchio d'acqua del lago, e leggeri come rondini vi passeranno attraverso.