30/10/14

Anna.

La scorsa notte mi ha fatto visita Anna, ed era tanto, tantissimo tempo che non le parlavo. Un incontro spiacevole, che avrei voluto evitare, e di cui ti racconterò a breve. E' infatti il caso di soffermarci prima sull'insolita circostanza in cui le nostre strade si sono incrociate, il che ci fa tornare indietro di un bel po' d'anni, a quando ne avevo undici, e passavo i primi pomeriggi autunnali a esplorare i boschi del Montecio col mio amico Fabio.
Immagina allora una cittadina del nord Italia di modeste dimensioni, e una collina anch'essa modesta, che sorge nel bel mezzo di questa: il Montecio. La gente trova riparo dalla calura estiva sotto le fronde dei suoi alberi, si tiene in forma correndo i quasi due chilometri di circonferenza che le regala, e ancora, porta a passeggio i cani, fa due chiacchiere con gli amici, si racconta del tempo che fa e di quello che passa. Immagina ora due bambini che della collina adorano i suoi sentieri, tracciati tra i pungitopo e immersi nella vegetazione. Due che in quel bosco, un giorno, scoprono la presenza di alcune grotte, sparse qua e là, e che le esplorano armati di torce, curiosi di vedere dove vadano a finire e cosa ci sia dentro, nascosto in mezzo al buio. Immagina infine che i due marmocchi, passata qualche settimana e ormai disincantati da quegli anfratti prima misteriosi, trovino l'ingresso di un'ultima, strana, caverna.

''E' troppo bassa, dovremmo strisciare per entrarci. Dici che poi si alza dentro?''
''E che ne so, non abbiamo neanche le torce.''
''Beh, andiamo più vicino allora, magari si vede qualcosa dentro.''
Avanziamo facendoci largo tra gli arbusti. Ci abbassiamo guardando di sbieco l'interno della grotta. 
''Boh io non vedo niente.'' dice Fabio.
''Già... andiamo a prendere le pile?'' rispondo, aguzzando la vista. ''Un po' di luce in realtà c'è là in fondo, vedi?''
''Dove?''
''Là.'' dico entrando un po' con la testa. ''Verso destra c'è un po' di luce, e c'è... c'è come un... una... cazzo c'è una faccia!''
Mi tiro indietro, esco da quel buco nero.
''Come una faccia?'' chiede Fabio stupito.
''Sì sì ti giuro sembra una bambina guardala guardala, sembra la faccia di una bambina!''
Inizialmente titubanti decidiamo poi di correre a casa e prendere le torce. Dobbiamo sapere, dobbiamo vedere. Mezz'ora dopo abbandoniamo le bici nel prato di fronte la scuola elementare per poi risalire un sentiero della collina, tornando all'imboccatura della grotta. 
''Fai luce'' dice Fabio, squarciando l'oscurità con la sua. ''Mmm... io non vedo nessuna bambina, sai?'' fa ironico.
''Ti giuro che era lì, l'ho vista.'' rispondo cercando verso il fondo. 
''Entriamo?''
''Entriamo.''
La parete è abbastanza larga ma il soffitto molto basso, tanto da restare accucciati per i primi metri. Più avanziamo più è buio e freddo, l'uscita dietro di noi si fa sempre più lontana. Ci guardiamo intorno, scrutando le pareti umide, alzandoci poi in piedi quando finalmente lo spazio sopra le teste ci permette di non sbatterle. 
''Oh!'' urla Fabio guardandomi e indicando qualcosa sopra di me.
Mi giro e noto una foglia marrone scuro penzolare dall'alto, anzi un ramo, anzi un... ''Un pipistrello...'' sussurro togliendomi in fretta da lì con la pelle d'oca.
Incerti, non sappiamo se continuare o meno. E se ce ne sono altri di quei cosi? E se si svegliano e cominciano a volare? Un rumore ci distoglie da quei pensieri. Qualcosa che viene da più avanti, qualcosa che non riusciamo a vedere, qualcosa che quel giorno, ci traumatizzò tanto da farci dimenticare tutto in un istante, come fosse stato solo un brutto sogno: Anna.

28/10/14

Trovarsi al Lucca Comics 14

Buongiorno cervelli, come ve la passate? Ottobre sta finendo, halloween è alle porte e il Lucca Comics and Games è finalmente pronto a ospitarci con la sua infinita fiumana di gente. Voi ci sarete? Perché io, anche quest'anno, sì! Che dite dunque di trovarci? Ecco, un ritrovo, come ha detto ieri la blogger Misantrophia, l'abbiamo già organizzato, e ora quindi vengo a dirvi i dettagli in maniera dettagliata.

Sabato 1 Novembre potrete finalmente toccare i miei ricci porta sfortuna (nonché corteggiare le sexy Misa e amica) alle ore 17.00 in piazza San Michele (dove c'è lo stand della Warner per intenderci) e precisamente noi ci si incontra sotto all'unica statua presente in quella piazza. Capito? Questa qui:


Altri luoghi in cui potrete malauguratamente imbattervi in me medesimo? Non saprei, l'unica cosa certa è che alle 14.00 tenterò di essere allo stand G41, padiglione Carducci, che devo ancora capire 'ndo cazzo sia, per vedere il bluissimo Doc. Manhattan e quell'altro sclerato di Nebo di Bagni Proeliator. Sarò inoltre in giro a caso a caccia di Dimentica il mio nome di Zerocalcare (sperando nell'ennesimo autografo) e di Il blu è un colore caldo, consigliato dal deus ex machina di One Piece in persona, ovvero Sommobuta, che sto stronzo a Lucca non ci mette piede perché sta a L'Ondra lui... 

E niente, con questo è tutto. Se ci sarete ci si vede sabato!

24/10/14

TrailerZ #6

Eccoci di ritorno a TrailerZ, la rubrica che vi mostra i trailer più interessanti e vi spara qualche news un po' così alla cazzo di cane. Di seguito quindi ecco alcuni film la cui uscita è prossima e altri che invece potrete vedere mooolto più avanti.

La teoria del tutto

Tratto dalla biografia scritta dalla sua ex moglie Jane, arriva sul grande schermo la vita del celebre fisico Stephen Hawking, un film ovviamente drammatico e che non vedo l'ora di vedere.

Boyhood

Un film che è stato in lavorazione per ben 12 anni e che racconta e mostra la crescita di un ragazzino dal 2002 al 2013. Una finestra temporale enorme su una fase di crescita importantissima nella vita di ogni persona. Un esperimento geniale, un risultato sicuramente curioso!

Avengers: Age of Ultron

Fresco di uscita non poteva mancare il primo teaser trailer del prossimo film degli Avengers, la squadra di supereroi Marvel più badass dell'universo. Che dire? Ultron è figo.

21/10/14

Potere dei catalizzatori sociali, vieni a me!

Per voi, e lo chiedo così giusto per curiosità, è facile approcciare con persone che non conoscete bene? Ce la fate, quando v'interessa scambiare due parole con qualcuno, ad andare lì e attaccare bottone, con la speranza di far partire una chiacchierata, un'amicizia, un ammore rose e cuoricini o una trombata che Sergej Nakarjakov ma levati proprio?!

Non voglio iniziare il classico discorso sul confronto bei vecchi tempi vs nuove generazioni. Quello che: una volta le cose funzionavano meglio e adesso siamo tutti mezzi asociali, che sti telefoni, sti whatsapp, sti facebook e cazzi e mazzi ci levano il sangue dal cervello un po' come succede a Gasparri in mezzo a un gaypride. Voglio invece sparare due stronzate parole sui catalizzatori sociali, quei mezzucci più o meno furbi che ci consentono di fare il classico salto verso l'altro e vaffanculo alla timidezza, proprio perché siamo diventati degli ameboidi del cazzo nel relazionarci con lo sconosciuto (e talvolta pure con chi conosciamo... tipo quando si incontra uno per strada e magari questo tira dritto fingendo di non vederci, stammerda!).

Il calcio è il catalizzatore sociale maschile per eccellenza. Se sei un uomo, se devi iniziare a conoscere i tuoi nuovi colleghi, i compagni di classe o se vuoi farti fare lo sconto da quel tizio che ti deve vendere la djroga, parlare dell'ultima partita è sempre una mossa vincente. E io lo so bene perché... perché me ne sto ogni volta in un angolino a rigirarmi i pollici quando sboccia l'intesa maschile, quando nasce questo vero e autentico sentimento di fratellanza che io non comprendo poiché calcisticamente ignorante.
Poi oh, io ci provo a entrare a gamba tesa col tennis, ma vengo segregato in uno stanzino con un cazzottone, che a pallone non ci so manco giocare e per me il portiere dell'Italia è Pagliuc... ah no giusto, Buffon. 
Funziona molto meglio il bere invece, soprattutto nella patria mondiale dell'alcolismo preadolescenziale, aka regione Veneto, che espone con orgoglio incerti equilibristi intenti a discutere dei massimi sistemi tanto più si è sballati, o che smonta quell'aura di finta e glaciale compostezza e purezza che certe femmine si portano appresso. Quale magia! E quale occasione! Già perché parlare di figa è uno dei catalizzatori sociali più potenti, specie sorseggiando una bionda mentre si fissa la bionda in questione, quella con le gambe lunghe insaccate in jeans skinny vintage a vita ascellare.

14/10/14

Il doppelganger del cigno bianco.

Nina è una ballerina estremamente talentuosa e dotata, dedita anima e corpo all'esercizio per eccellere e brillare nel mondo della danza classica. Vive con la madre, mediocre ex ballerina, che ritrova il proprio sogno infranto curandosi di lei e incatenandola in una situazione sottile che oscilla tra complicità e antagonismo. Vuole il meglio per Nina, lei non può fallire.
Un giorno Leroy, direttore artistico della compagnia di cui la ragazza fa parte, decide che il prossimo spettacolo di apertura stagionale sarà una nuova versione de Il lago dei cigni, e dopo alcune incertezze sceglie proprio Nina come protagonista. Il dubbio di Leroy rimane però più o meno fermo sino al momento della messa in scena, in quanto l'animo della dolce Nina è troppo quieto e preciso, perfetto per interpretare il cigno bianco, ma non abbastanza sfrontato e passionale per quello del suo doppelganger, il cigno nero, che in quanto tale dev'essere eseguito dalla medesima persona.

La figura del doppelganger, del doppio psichico o reale, del gemello malvagio, della versione alternativa e sinistra di sé, ne Il cigno nero di Darren Aronofsky è tenuta in primo piano per tutta la durata del film, ma nonostante questo riesce a celarsi all'occhio dello spettatore proprio per la natura distorta e ambigua che possiede. 
La vita di Nina è stata plasmata dalla madre sin dalla nascita, è inquadrata in un serratissimo costrutto di regole, rituali e obiettivi che la ragazza accetta sia per l'utilità che ne ricava, sia per l'auto imposizione che col tempo impara a darsi. Un accumulo di pressioni che segregano i suoi istinti più ribelli in qualche luogo oscuro del cuore. Stessi istinti che Lily, nuova ballerina entrata in compagnia, non ha paura di mostrare, e coi quali attira tutti come un magnete, tanto Leroy quanto Nina stessa, innescando una rivalità che si mischia di ammirazione e attrazione, sfumandola.
In tutto ciò, sul piano del ballo, la perfetta prestazione della parte del cigno bianco non trova uguale riscontro per il cigno nero, che non può restare incastrato nei soliti schemi, che non può vivere senza il libero sfogo degli impulsi più profondi. Nina allora si vede violare nella sfera personale, nella sua mania di precisione, prima da un Leroy che spinge sul lato sessuale per darle un impulso, poi da Lily che punta anch'essa ai pruriti dell'ingenua ragazza, ma che aggiunge quel divertimento e quella follia, quella parte di sbagliato che nella vita lei si è sempre negata. Al cigno bianco questo non piace, ma il cigno nero invece inizia a dischiudere le ali.

09/10/14

A caccia di alieni con le sfere di Dyson.

Se siamo soli o meno, in questo universo, è una di quelle domande che l'uomo si pone da sempre. La risposta chiaramente non si ha tutt'oggi, e le speculazioni scientifiche, logiche, filosofiche, religiose e chi più ne ha più ne metta, non si sono sicuramente sprecate nel dare una propria opinione. 
Certo è che non di sole pippe mentali possiamo campare. Ed è proprio per questo che, volendo mettere nero su bianco dati certi che si avvicinassero sempre più a una qualche soluzione, la ricerca di vita extraterrestre ha iniziato a muovere passi sempre più sicuri verso quel Qualcun Altro che stiamo cercando.

La corsa allo spazio tra Usa e URSS nel XX secolo è stata di certo la prima concreta scintilla che ha acceso un barlume nel buio del nostro sistema solare. Marte fu il primo e il più gettonato, tra i pianeti presi in considerazione, a venir violato dalla curiosità dell'occhio umano, e questo in virtù degli studi e dei dibattiti che tra la fine del '800 e l'inizio del '900 infervorarono il mondo scientifico e non. 
Importanti in questo senso furono gli studi di Giovanni Schiaparelli, le cui pubblicazioni, a partire dal 1893, portarono a conoscenza di alcuni canali presenti sulla superficie del pianeta rosso.  Erano state infatti osservate delle linee rette lunghe migliaia di chilometri che lo percorrevano, linee che furono interpretate, ad esempio dal collega Percival Lowell, come segno di un'opera ingegneristica intelligente. 
Si scoprì poi molto più tardi, con l'invio delle prime sonde per il nostro Sistema, che le condizioni adatte alla vita sono esclusiva del bel pianeta azzurro in cui noi stiamo qui a gingillarci, e che la loro origine era tutt'altro che artificiale. 
Più complesso e ambizioso fu allora la ricerca di forme di vita intelligente al di fuori del nostro sistema solare facendo uso di onde radio, pensando sia all'invio di messaggi tanto quanto alla loro ricezione. Non si può non citare quindi l'astronomo e astrofisico Frank Drake, la cui celebre equazione, pur comportando parecchie semplificazioni e diversi gradi di approssimazione, è utilizzata per stimare la quantità di possibili forme di vita aliene intelligenti in grado di comunicare con la nostra galassia. 
Il progetto SETI, proposto da Drake nel '60 fu la messa in pratica di queste nuove tecniche e portò non pochi risultati, anche (e soprattutto) nella comprensione del funzionamento del cosmo. Un paio di passi importanti? Nel '74 fu inviato dal radiotelescopio di Arecibo un messaggio contenente informazioni sulla nostra civiltà verso l'ammasso globulare M13, mentre è del '77 la ricezione del celebre Segnale Wow!, che si ritenne non provenire né dalla Terra né dal nostro stesso Sistema Solare.

06/10/14

PASSaparola

Come ve la passate in questi giorni giovani cervelli? Non siate timidi, ditemelo!!! Qui va tutto a gonfie vele, settembre è iniziato e finito, l'università ha ripreso il suo corso (nuovo), e le foglie iniziano a cadere volteggiando con pacchia nell'aere. Ok, le due righe introduttive le ho scritte.
 
Dunque oggi volevo fare una cosa molto veloce, volevo fare un post segnalazione. Che vi devo segnalare quindi? Vi segnalo Pass Magazine, che è la rivista dell'università in cui studio, quella di Verona. Ve la segnalo perché ha anche un sito internet, che trovate QUI, che contiene esattamente gli stessi articoli presenti su carta, che escono una volta al mese. 

Ma cosa c'entri tu, caro Cervello, con sta Pass Magazine? Ebbene c'entro perché ho iniziato a scriverci dentro, e potete infatti leggere il mio primo articolo in ambito cinematografò e che riguarda il film Her... sì, di nuovo quel film lì. E che ci posso fare, mi è piaciuto e mi ha dato da pensare. Non si può?
Non preoccupatevi comunque, che non è l'unica roba fica da leggere. Sì mi faccio i complimenti da solo, sono una merda. Ci sono infatti un bel po' di post davvero, davvero ma davvero interessanti, ve lo ggiuro proprio, e non lo dico per tirare acqua al mio mulino, in fondo lo sapete che sono timido e sincero, come JohnnyèQuasiMagia, quindi fidatevi.
 
E nulla. Se vi va di farmi sto piacere, o meglio, di farlo a voi, perché vi piacerà di certo, seguite PassMagazine sul sito, su facebook, sul twitter, sull'enigmatico GooglePiù, sulla rivista vera e propria se frequentate l'università di Verona, e condividete e parlatene con chi vi pare. 
Saluti e ci si vede in settimana, con un post... culturale e Wow!

02/10/14

Distopia portami via: The Giver allo sterco contro Divergent alla maionese.

Le opere distopiche generalmente mi attirano come una mosca. Scoprire cosa si sono inventati per creare una società apparentemente perfetta ma in realtà costruita su solide fondamenta di merda è sempre un gran piacere. Oggi allora si parla di due film distopici visti di recente. Il primo è The Giver- Il mondo di Jonas, che trovate nei cinemi in questi giorni, mentre il secondo è Divergent, ennesimo primo capitolo di una trilogia best seller che tenta di affermarsi seguendo le orme di roba come Twilight e Hunger Games.
Mettendoli a paragone viene fuori un risultato curioso. 
The Giver parte con ottime idee di base e si sviluppa in un incredibile gioco di scorregge in grado di smontare ogni tua minima curiosità a riguardo. Divergent invece, inizia da spunti più banali, dai soliti cliché e da trovate già viste e riviste in più e più storie, per poi sollevarsi pian piano e portarti a dire che non è proprio malaccio sto film con protagonista Shailene Woodley, la Mary Jane Watson mancata. 

Vabè parliamone.
La società di The Giver, coi suoi abitanti privi di emozioni, di libertà di scelta e soprattutto, di storia passata, stuzzica parecchio. La prima parte della narrazione, mostrata quasi totalmente in bianco e nero, è di per sé un'idea geniale. Oddio, no, geniale no, ma intelligente di certo, che il geniale lo lasciamo a Pleasantville, meraviglioso film a cui ho subito pensato notando l'assenza di colore. Sfruttandola infatti si agganciano perfettamente le caratteristiche di insensibilità della massa, ridotta a un perfetto e organizzato meccanismo di gentilezza, sincerità, non violenza ed efficienza. 
Che succede però in questa splendida utopia forzata? Che ha al suo interno una mina vagante. Vi sono infatti ruoli ben specifici per ogni persona, ruoli decisi dal sistema stesso, che tiene costantemente e da sempre sotto controllo i suoi componenti, i quali giunti a un età prestabilita ne vengono incaricati per tutta la vita. Hanno uno scopo, un senso. La mina vagante è proprio uno di questi ruoli: il donatore, che non è altro che colui il quale eredita tutta la storia passata, la conoscenza, le emozioni e le possibilità che il mondo ha deciso di privarsi in favore dell'armonia meccanizzata. Cavolo, ora si può dire... è geniale!
Da qui però parte la picchiata. Jonas, il protagonista, il nuovo donatore, assorbe gli insegnamenti del suo ormai anzianotto predecessore. Come? Tramite uno strano processo di telepatia ed empatia, caratteristica innata esclusivamente in individui destinati a diventare donatori. Sì, bello, wow, interessante, ma... perché?! Che ce lo dicano dopo magari? Forse... forse no, intanto vediamoci il resto. Il resto quindi è Jonas che scopre i colori, che scopre la pulsione sessuale, che scopre milioni di emozioni, da quelle splendide a quelle orrende, e che sente la necessità di condividerle coi suoi apatici conoscenti. Ovviamente non può farlo e da qui nascono i problemi, quindi lo sviluppo della vicenda, cioè la merda assoluta. Le risposte alle domande che ci si pone vengono buttate nel cesso, le scene d'azione sono ai limiti del ridicolo, la conclusione è qualcosa di totalmente campato per aria ma che in uno slancio acrobatico di nonsense viene fatto funzionare a forza, e il finale... un WTF grande come il buco nell'acqua che ha fatto The Giver. Uff, che palla... di sterco gigante!

Divergent invece funziona. Non lo si direbbe dalle premesse, perché qui si è immersi in una società post bellica (come al solito) ideata sì sulla suddivisione in classi, ma riportando tali categorie in maniera molto semplicistica. Una cosa alla casate di Harry Potter, o ad orde di Ender's Game, o a squadriglie del Campo Malo. Per forza di cose ti parte il sopracciglio alzato per i primi minuti di spiegone, così come per l'ambientazione in cui tutto si svolge, che è illogica oltre ogni limite. Sheliene Woodley poi non ti dice niente, complice il ruolo da classico protagonista inizialmente sfigato che pensi subito madonnacheppalle. Altro aspetto importante è che sto film pare una tamarrata bestiale sia per titolo che per locandina.
Il punto però è che succede l'imprevisto. Nel prevedibile percorso della trama, ci si giocano bene tutte le prevedibili carte, e questo alla fine ripaga. Come a dire ''Ma perché dover per forza stupire? Proviamo a proporre la solita minestra, ma facciamolo aggiungendoci la maionese dentro, che si sa che ogni cosa è più buona con la maionese!''. E hai allora la formazione dell'eroe, che da sfigato diventa capace ma lo fa con verosimiglianza, che da emarginato conquista pian piano chi gli è contro ma con fatica, che da SheileneMammaCheNoia diventa Quasi quasi ho voglia che ti riprendano come prossima Mary Jane in Spiderman.
Succede poi dell'altro ancora. Dalla minestra alla maionese si tenta di dare un colpo di reni per sollevare le aspettative bassine del pubblico, e allora via di giochi politici, di rapporti incasinati, di test psicologici sottili e furbi, e soprattutto di introspezione. Sì perché nello sviluppo della vicenda la protagonista non è la solita fredda macchina che esegue e non si fa mai due domande, no, qui se le fa e finalmente reagisce come un qualunque stracazzo di povero Cristo farebbe: crolla. Che meraviglia! E poi via, con azione, che ok non è un gran che ma guardatevi The Giver e poi ne riparliamo, con ritmo e con... un finale a nonsense, di nuovo, merda... stavi andando così bene Divergent, perché, perché mi fai questo?!

Insomma due film distopici uno da buttare proprio e uno che invece (lasciando passare certe cazzate) è molto piacevole e sa il fatto suo, tranne negli ultimi minuti, in cui si perde forse a causa di spiegazioni che troveremo nel sequel, o forse per motivi misteriosi che mai sapremo. Quindi The Giver bocciato, Divergent promosso, e distopia sempre e comunque, nel bene o nel male, maledettamente interessante.