27/06/14

Un sorso di vita, il mio racconto finito su un libro.

Il 3 febbraio, un giorno prima del mio compleanno, ho provato a partecipare a un concorso di scrittura su consiglio del mio vicino di casa Riccardo Sartori. Inviato il lavoro il mio racconto breve è stato scelto in un baleno per essere inserito nell'antaologia 365 Racconti d'estate, che raccoglie appunto 365 racconti brevi, uno per ogni giorno dell'anno, e tutti con l'estate come tema comune. Praticamente mi sono fatto un auto regalo di compleanno più che gradito!
La cosa bella è che quest'antologia la potete trovare in libreria, e questo mi gasa abbastanza, e insomma io oggi vi piazzo qui il mio racconto ''Un sorso di vita'' così lo potete leggere pure voi. Oltre al mio comunque, altri due amici blogger sono riusciti a farsi inserire in questo libro, e sono il sopracitato Riccardo Sartori e il prezzemolino Miki Moz.

E nulla, se vi piace, fatemelo sapere. Se non vi piace, uguale. Ma sappiate una cosa: ora, nel secondo caso, potete pure dargli fuoco nel vero senso della parola. Non è stupendo? :)

Se non ci vedete, cliccate che diventa più grande... credo.

P.s non si deve dare fuoco ai libri, stavo a scherzavo.

24/06/14

Il Don Jon che alle commedie romantiche gli fa na pippa!

Don Jon è una commedia romantica che prende per il culo le commedie romantiche, e Joseph Gordon-Lewitt qui attore, regista e sceneggiatore mette in scena la frizzante e semi porno storia di un ragazzo che col porno ha un rapporto di assoluta venerazione e dipendenza.

Ci sono poche cose nella vita che mi interessano veramente:
il mio corpo, la mia tana, il mio bolide, la mia famiglia, la mia chiesa, i miei amici, le mie ragazze ed il mio PORNO!

Quel nostro conquistadores di  tuberi  che è il protagonista quindi, oltre alle sopracitate passioni, ha in particolare il pallino per il sesso, sì beh, come tutti gli uomini, chiaro! Il punto è che lui se ne riesce spupazzare una diversa a sera, e questo non è come tutti gli uomini, chiaro!, ma probabilmente se sei Joseph Gordon-Lewitt ce la puoi fare, e non perché sei lo sceneggiatore del tuo stesso film, ma perché sei (a quanto dice la vaginosfera tutta) un figone irresistibile.
Il suo allegro strombazzare va avanti ripetitivamente e tranquillamente senza problemi finché non entra in scena Scarlett Johansson, qui una Barbara davvero gnocchissima, una tipa da 10, che fa innamorare il nostro protagonista. Rullo di canguri e... inizia la classica commedia romantica?
Ebbene no! O meglio, lei vuole cambiare lui, lui si fa cambiare da lei, che sapete, il potere della gnocca è più forte del nucleare, per dire!, ma lui ha questa cosa che preferisce il porno alla donna vera e che rende il classico canovaccio commedioromanticheggiante un po' diverso dal solito. Jon ne è dipendente, lo idealizza, crede mostri qualcosa di reale, e non trova soddisfazione e corrispondenza tra ciò che è il porno e ciò che è l'amplesso vero e proprio. Si arriva quindi a... PROBLEMI!

Il film mostra allora le crisi della coppia giovane, causati dell'aspetto porno dipendenza e aspettative da una parte, e dall'altra dal lavaggio del cervello che la società coi suoi mille tentacoli compie sulla donna, che grazie anche alle commedie romantiche ad esempio, le inculca nella testa uno stereotipo di uomo benestante, regola tempistiche di coppia e promuove il modello casa-famiglia-matrimonio e caro mio ciccio t'ho fregato e ora sei come ti voglio io!
Uomo e donna quindi hanno preconcetti che li schiavizzano e li rendono... piatti, un po' stupidi se inconsapevoli di questo, e un po' delle merde se ne sono consci (tubero's power).

L'aspetto piacevole che il nostro Josephino riesce a trovare però, sta tutto nel fatto che qui non c'è il solito rincorrersi, il solito sentimentalismo, la solita sdolcinosità. Ci si riesce pure a distanziare dal classico tema del vero amore, qui scartato in favore dell'intesa, mentale ma non per questo priva dell'attrazione fisica, che è il vero nocciolo della questione sia qui nella finzione tanto quanto nella realtà, punto che viene generalmente scordato e ignorato perché tutti e tutto vanno in una certa direzione e così si deve fare.
Jon allora questa intesa non sa bene descriverla, non sa se è amore, parola di cui si abusa e di cui anche lui si riempie facilmente la bocca, ma sa coglierla al volo e ciò lo fa sentire bene.

Don Jon! Un film ironico, frizzante, pieno di gnocca, con buonissimi spunti sulle differenza tra uomo e donna e con una visione satirica sulle coppie finte e costruite che vanno avanti di inerzia e per convenzioni sociali. Un film che parla anche di qualcosa di più serio e profondo, e che riesce a mettertelo lì tra una sorriso e l'altro, tra una pippa e un fazzoletto sporco, tra due chiappe di marmo della Scarlett, e tra una cantata a squarcia gola in macchina che ti fa sentire felice come un bambino, libero, pieno di qualcosa che sì, è amore forse, è star bene di sicuro: buone vibrazioni che investono tutti.

20/06/14

Open Minded | Mal d'Africa (di Federica Zeppetelli)

Benvenuti, cari lettori, al primo articolo di #OpenMinded, la rubrica che vi apre il cervello! In questo appuntamento l'ospite che si è offerta di aprire le danze è... l'infermierina Federica Zappetelli!
Come vi anticipavo ogni articolo qui presente avrà forma e struttura diversa a seconda delle esigenze di chi si racconta. Qui si è optato per un'intervista faccia a faccia, in cui si parla di lei, del suo lavoro e del mal d'Africa davanti a un paio di bicchieri di prosecco.

Davide:
Ciao Federica, spero ti vada tutto bene, anche se non comprendo perché schifi lo spritz. Allora, parlaci un po' di te, presentati ai nostri lettori e capiamo un po' chi sei.

Federica:
E' che l'aperol mi è andato un po' in disgrazia, o il campari insomma, ma non proprio quello, sai, quello del Prix per intenderci. E' stato alla festa di laurea, mi avevano rifilato questo bibitone osceno e... ecco. 
Mi presento! Ma devo essere precisa?

Davide:
Certo, ci teniamo alla precisione!

Federica:
Allora sono nata il 27 maggio del '90, mi sono laureata il 19 novembre 2013... alle 10.30 più o meno, scusa se non sono precisissima, e sono dottoressa in infermieristica, e sto cercando lavoro.

Davide:
Molto bene. Sì insomma, si fa per dire. A quanto ho potuto notare dal tuo profilo faccialibro sei stata in Africa dopo la laurea. Questa in effetti è la parte che m'interessa parecchio mostrare in quest'intervista. Come ti è venuta l'idea? Cosa ti ha spinto?

Federica:
Tutto è partito dal fratello di una mia compagna di corso, amica che chiameremo V. Il fratello di V era stato in missione in Africa per 40 giorni e, una volta tornato, durante una cena organizzata coi suoi compagni d'avventura a casa sua, ha presentato il prete missionario alla sorella. Questo le ha proposto di venire in Tanzania, che di infermieri ce n'è sempre bisogno.


17/06/14

Quelli del palazzone

Inizio con un giugno 1999. Suona Mambo n. 5 di Lou Bega, compleanno di una nostra amichetta, una dolce e carissima ragazzina che fa parte dei Quelli del palazzone. Io avevo otto anni, la canzone mi piaceva da pazzi, e ricordo vagamente di quel compleanno nel mitico palazzone, dove abitavamo noi, dove ne abbiamo trascorse altre mille di quelle feste, dove ho passato tutta l'infanzia con i Quelli del palazzone.

Quelli del palazzone passavano i primi giorni dopo la scuola a giocare fino a sera inoltrata, quando il sole tramontava e il cielo era ancora rosa. Correvano in bici su e giù per gli scivoli per le macchine, con le mollette e un paio di carte dei pokemon attaccate ai raggi delle ruote per far finta che fossero moto rombanti. Giocavano a nascondino, Quelli del palazzone, sfruttando ogni stramaledetto buco dell'immenso casermone per nascondersi, mentre il povero disgraziato di turno contava a occhi chiusi sul lampione. Magari questo riusciva pure a trovarli tutti eh, ma poi l'ultimo stronzetto di turno faceva ''Un due trè libera tutti!'' e si doveva contare dall'inizio.

Quelli del palazzone non facevano giochi d'acqua, ma combattevano vere e proprie guerre nucleari con super liquidator, canne dell'acqua, secchi e gavettoni che la maggior parte delle volte esplodevano in mano ancor prima di lanciarli tanto erano gonfi. Quelli del palazzone, sempre verso sera, s'improvvisavano cacciatori e partivano a catturare maggiolini, quegli insetti simili a mosconi o api che volavano nel parco di fronte casa e sembravano goderci pure loro nel farsi prendere. Si sfidavano a tedesca poi, sulle porte troppo grandi per dei bambini, col portiere che rimaneva lì un'eternità prima di riuscire a parare qualcosa, e facevano ''moto cross'' con le bici, nella cava dove anni dopo sarebbero nati i campi da basket e pallavolo. D'inverno ci si nascondevano pure lì dentro, tirando palle di neve alle macchine in strada, scappando quando qualcuno si fermava e scendeva per urlargli dietro.

Scoprivano l'evoluzione dei videogiochi i Quelli del palazzone, da un Sega Mega Drive a uno Snes tarocco, allo Snes vero e proprio alla Playstation, con quella demo di Tekken 3 che aveva due personaggi in croce con cui si passavano i pomeriggi a scazzotarsi, guardando i video dei protagonisti iper muscolosi e dicendo ''Da grande anch'io diventerò muscoloso come quello!''. E si scambiavano le carte dei Pokemon, giocavano coi pupazzetti dei Pokemon, e poi con quelli di Dragonball, e con le moto, e con le Mini 4WD, con qualcuno che convinceva qualcun'altro che il tubetto del grasso poteva essere usato anche come dentifricio, mentre dall'altro lato un Quello del palazzone scambiava un Charizard 120pv per un Caterpie 40pv grazie a chissà quali giochetti mentali Jedi.

Quelli del palazzone si rincorrevano con Ciapaciapa e Rialzo, tiravano pallonate prendendosi i richiami da chi stava negli appartamenti perché non si doveva far casino, pestavano mostri invisibili nei giardinetti, scappavano dal Babau cercandolo nel cesso o in qualche armadio. Si sfidavano con gli skateboard nelle discese, e coi pattini e pure con i monopattini (la moda cambia, si sa), poi baciavano le belle ragazze alla tv prendendo la scossa, registravano la propria voce in cassetta e la riascoltavano, cercavano i calendari con le donnine nude nei garage degli altri, festeggiavano ancora i compleanni, litigavano e poi facevano pace. Pian piano, Quelli del palazzone crescevano.

Ad alcuni di crescere capitava prima, tutto all'improvviso, mentre ad altri invece, la vita riservava la fortuna di restare senza pensieri per molto più tempo. Qualcuno poi andava via, qualcun altro di nuovo arrivava, qualcuno tutt'oggi è ancora lì, tra il parco e il piazzale, vicino al Montecio, la collinetta boscosa a cui ogni anno si dedica una sagra proprio di fronte a i Quelli del palazzone. Con le musiche da ballo (roba da vecchiii), coi canti dei bambini, con i tavoli sotto agli alberi e il profumo d'estate che sta arrivando.

A settembre poi, Quelli del palazzone guardavano i fuochi d'artificio dall'alto, lo spettacolo che segnava la fine dell'estate, ogni estate. E poi ricominciavano scuola ancora una volta, di anno in anno, con nuove amicizie, nuove canzoni, nuovi sogni, finché non passava il tempo e si cresceva, e i giorni spensierati e felici dell'infanzia andavano via senza nemmeno accorgersene.
Di tutto questo allora restano i ricordi, e immutabile e immenso sempre lui: il palazzone. E chissà, per questo, quanti altri ne verrano di Quelli del palazzone.

13/06/14

Apologia delle ciabatte non infradito

Qualche giorno fa ero fuori con gli amyketty in un paesino qui vicino, che c'erano dei gruppi di giovini che suonavano. Era una serata piuttosto fredda pur essendo giugno, che ormai lo sappiamo che al tempo piace fare gli scherzoni e un giorno sole che spacca i culi e il giorno dopo ''sole neve pioggia di pisciazzi cacate e stronzi''(cit).
Tenendo conto di questi dettagli meteorologici comunque, è successo che noi eravamo giustamente tutti piuttosto vestiti, però c'era pure un tizio in ciabatte. Cioè, un tipo, lì in mezzo alla gente, girava con estrema nonchalance in ciabatte. Il sabato sera! E nemmeno con le infradito, che magari sono un po' più alla moda. Sfoggiava proprio quelle old style, quelle che se le usi d'estate in piscina o al mare le tipe scappano via, praticamente l'equivalente dei sandali coi calzini bianchi sotto. 

Un amico mi si avvicina e mi fa la domanda che poi ispira tutto questo discorso che sto scrivendo. Mi dice che ha leggiucchiato il blog e che gli piace (non ricordo le esatte parole). La cosa mi fa sentire un po' a disagio perchè io non sono abituato agli apprezzamenti e poi sono piuttosto sfigato e sì esatto ecco insomma.
Dopo l'apprezzamento comunque, mi fa notare il tipo in ciabatte. Mi chiede ''Ma perché secondo te quello gira in ciabatte? Potresti scriverci su qualcosa tu che sai scrivere (sìccerto). Cioè, che senso ha che quello sia in ciabatte in questa situazione?''.

Lì per lì la domanda mi stupisce, ma più che la domanda mi stupisce il fatto che anche lui abbia fatto questo pensiero, che io qualche minuto prima mi ero posto lo stesso quesito scorgendo questo sciabattaiolo completamente fuori contesto che gironzolava in mezzo alla gente normalmente vestita. Inizio a rifletterci su allora, cerco di scorgere il senso delle ciabatte. Voglio dire, fa pure freddino, ma chi glielo fa fare di andare in giro così? Non ha freddo ai piedi? Si sarà ricordato di tagliarsi le unghie? E se ha i peli da hobbit? Non starebbe meglio con le calze? Insomma, non pensa alla tipe che lo guardano? Che le tipe guardano sempre, giudicano, te li danno pure in faccia i loro giudizi, acidi e velenosi ma nascosti dietro un sorriso che le rende ugualmente gnocche o quantomeno desiderabili. Che stronze le donne odio le donne.
Arriva poco dopo un altro amico, interrompendo le mie pare mentali, durate in effetti circa due secondi, anche se voi c'avete messo qualche tempo di più per leggerle e magari siete fuggiti, ma questo è lo svantaggio di non essere nella mia testa, mi dispiace tanto, e insomma l'amico riflette assieme a me alle ciabatte, al perché di questa annosa situazione, e poi...

10/06/14

Arriva Open Minded, la rubrica che vi apre il cervello.

La prossima settimana uscirà finalmente #OpenMinded, la rubrica che vi apre il cervello. Ma che cos'è Open Minded in pratica?

Ve ne avevo accennato prima della minivacanza romana e ora vi spiego il tutto un pochino meglio.
Open Minded avrà una sezione tutta per sè all'interno del blog e sarà un contenitore esclusivo di guest post. Con Open Minded infatti ho l'obiettivo di dare spazio (e visibilità, dato che un po' di numeri ora li ho) a chiunque abbia qualcosa di particolare da raccontare, così da poter condividere con gli altri stili di vita, idee, viaggi ed esperienze che in qualche modo possono aprire la mente a chi partecipa leggendo. Ed è proprio l'apertura mentale a cose nuove che mi ha spinto a ideare questo contenitore di guest post, perché io personalmente mi ritengo piuttosto ignorante in certi ambiti, spesso limitato (anche e soprattutto da me stesso) e quindi curioso. Se allora spesso non posso soddisfare personalmente la mia curiosità su molti argomenti, quale modo migliore per farlo se non dando spazio a chi ha voglia di raccontarsi?

L'intenzione per ora è quella di pubblicare un articolo al mese, al massimo un paio. Chiaramente tutto sarà basato sulla vostra voglia di partecipare e su quanti effettivamente scriveranno perché, come già detto, questo spazio sarà più vostro che mio. La rubrica sarà strutturata in sei sottocategorie: Esperienze, Stili di vita, Lavoro, Musica, Passioni, Religione. Quel che desidero far emergere è la varietà di punti di vista che (spero) verranno esposti, magari alcuni molto diversi dai miei e dai vostri, altri forse addirittura impopolari o moralmente criticabili. Ma sapete che c'è? C'è che non me ne importa! C'è che qui, su Open Minded, spero ci si possa confrontare soprattutto sugli elementi più contraddittori, quelli che ci definiscono come persone uniche e diverse le une dalle altre. E se c'è una cosa che ho imparato in questi due anni di blogging, è che questa piattaforma ha la capacità di far discutere, divertire e riflettere.

Quindi che altro dire? 
Vi dico che ci vediamo venerdì 20 giugno col lancio della nuova sezione del blog tutta dedicada ad Open Minded e, chiaramente, col primo articolo. Stay tuned, mi raccomando. E per chiunque fosse interessato al progetto e avesse voglia di scrivere, beh, sa dove trovarmi. #OpenMinded sta arrivando!

03/06/14

Romanzaa... (giorno 3 e 4)

Seconda e (già?) ultima parte della mini vacanza romana. Se vi siete persi i primi due giorni (ci sta Ana Ivanovic la bonazza, io uno sguardo ce lo darei) li trovate QUI. Viaaa...

Giorno 3: Incontri un po' così un po' colà
E il terzo giorno i nostri prodi resuscitano, più rincoglioniti, ustionati e maldischienati che mai! La sveglia suona presto ma non troppo, che c'era bisogno di risposarsi un attimo di più, e noi non si fa colazione nel college ma si va fuori che c'è appuntamento con una mia carissssima cugina, in cui le ''s'' di carissssima stanno a simboleggiare i minuti di conoscenza che io e lei abbiamo vissuto in passato. Praticamente siamo quasi sconosciuti, esatto. Abitando lei a Roma però, ci si è messi d'accordo per trovarci e girare un po' durante la mattina. E quindi SBAM...

Acquedotti romani, che lei ci abita a un tiro di schioppo e ci porta a visitarli in una soleggiata e spensierata passeggiata nel verde. Il posto è davvero bello, un angolo verde in periferia di Roma che non mi aspettavo, e lei, la cugina, è simpatica forte, ride, scherza e ha una parlantina piacevolissima.